Home Blog Pagina 3

Il Cervello di Bacco

0

Presentazione eBook “Il Cervello di Bacco”

Castiglione in Teverina (VT) 26 settembre 2021 – a cura della rivista Il Sommelier Magazine e F.I.S.A.R.

Vi siete mai chiesti cosa accade ai nostri sensi quando ci approcciamo a un bicchiere di vino? Le nostre percezioni e i comportamenti visti dal punto di vista delle neuro scienze.

Il 26 settembre si è tenuto a Castiglione in Teverina la presentazione del nuovo eBook a cura della rivista “Ilsommelier Magazine”, dal titolo IL CERVELLO DI BACCO in cui vengono esposti gli studi svolti da una squadra di esperti sulla relazione tra neuro scienze e degustazione. Uno studio molto interessante per interpretare i comportamenti della nostra mente quando ci approcciamo al vino. La presentazione è avvenuta nella sala convegni del MUVIS, Museo del Vino e delle Scienze Agroalimentari alla presenza di molti ospiti Sommelier e esperti di vino e della comunicazione del vino.

Bella la cornice del famoso Museo del Vino e del paese che ci ha ospitato con gli onori di casa fatti proprio dal Sindaco, Leonardo Zannini. Un grazie particolare alla Delegazione FISAR Viterbo, che ha organizzato l’evento curando ogni dettaglio accogliendo gli ospiti con calore.

Il progetto è stato reso possibile grazie al lavoro di squadra di 21 autori che sono Consiglieri, Relatori, Docenti e Delegati delle varie Delegazioni FISAR.

Tra i relatori presenti che hanno illustrato i punti salienti di questo eBook, cito: La Dott.ssa Alice Lupi Direttrice della rivista Il Sommelier Magazine che ha condotto l’evento , il Dott. Luigi Terzago Presidente Nazionale FISAR che ha aperto il convegno, Prof. Antonio Mazzitelli che ha illustrato lo scopo dell’eBook e gli studi diagnostici condotti, Lorenzo Boscherini ci ha parlato della linguistica e della sua importanza, Mariella Dubbini ci ha parlato delle emozioni che si possono trasmettere in un approccio edonistico in luogo di un approccio tecnico. Orietta Bigiarini ha illustrato invece il gusto, Enrico Zamboni gli errori e delle scelte, Cristina Baglioni (Delegata FISAR Viterbo) che è intervenuta parlando di relazione tra neuro scienze e marketing.

Lavoro di squadra che ha reso possibile la realizzazione di questo eBook, che non vedo l’ora di acquistare, a decorrere dal prossimo 24 ottobre sul sito della rivista IL SOMMELIER MAGAZINE.

La Dott.ssa Alice Lupi Direttrice della rivista

Match Roma – Conegliano

0
96c3d875-6909-4d20-b7f3-d216ba70d8e7

Grazie a una intuizione di Tiziana Torelli e Saula Giusto, il Consorzio dei Vignaioli di Grottaferrata, hanno organizzato una l’incontro nell’incontro, e Albertowinelover è stato gentilmente invitato insieme ad autorevoli esponenti della comunicazione del vino.

Roma Conegliano

Competizione che ha unito lo sport del Volley femminile alla enogastronomia. Bellissima iniziativa che ha visto il confronto sportivo tra le Wolves Roma Volley Club femminile @acquaesaponeofficial contro le Pantere della Prosecco DOC Imocovolley Conegliano per il campionato di Serie A1. In occasione del match che si è concluso 3-0 per la squadra ospite, si è tenuta una degustazione di vini nell’area Ospitality del Palazzetto dello Sport di Roma Palalottomatica, con assaggi dei vini dei @vignaioliingrottaferrata organizzata dalla Responsabile Media e Comunicazione Saula Giusto – Roma Wine Experience. Aziende protagoniste Villa Cavalletti che oltre a presentare i suoi vini e prodotti locali, è anche la sede dove si allenano le atlete della Volley Roma. Inoltre in degustazione i grandi bianchi di Cantina Emanuele Ranchella per non parlare dei vini di La Torretta.bio , Agricoltura Capodarco e ovviamente ospite d’onore, lebollicine più famose d’Italia, il Prosecco rappresentato da Prosecco DOC Conegliano.

Ômina Romana

0
IMG_4079
Logo Omina Romana

Assoluta Eccellenza

f4f8b10b-3162-4378-8a69-2ed6fce430e8

Nei miei girovagare per le cantine del Lazio, ho sempre più la conferma che il livello qualitativo dei vini è in netta crescita. Continua è la ricerca da parte dei vignaioli laziali, di produrre un buon vino nel pieno rispetto della natura e della sostenibilità. Le visite in cantina sono un’esperienza unica e forte è la percezione dell’impegno che quotidianamente viene profuso per trasformare il lavoro della vigna nel vino che troviamo nel bicchiere.

Nonostante la consapevolezza della crescita del target qualitativo però, mai mi sarei aspettato di trovare tanta ricerca del dettaglio nei minimi particolari come durante la visita ad Ômina Romana.

Ci troviamo vicino a Velletri in provincia di Roma. Qui la famiglia italo-tedesca Börner, acquistò nel 2007 i terreni dove oggi sorge l’azienda prodruttrice di vini di così grande pregio e qualità.

Tutto ha inizio da quando il Dott. Anton F. Börner, grande esperto mondiale di vini pregiati, ha il sogno di produrre lui stesso vini importanti. Börner si mette così alla ricerca di un territorio vocato, all’altezza delle sue aspettative. La ricerca lo porta in Italia e in particolare nella zona dei colli laziali dove da più di 600.000 anni sorge l’antico complesso vulcanico dei Colli Albani, una delle più importanti e floride aree vulcaniche dell’Italia centrale. Le colate laviche hanno sedimentato strati di magma formando nel tempo terreni pozzolanici ricchi di argilla e sabbia in quantità che variano a seconda della posizione e dalla distanza dall’antico cratere che, con le sue eruzioni ha lasciato in eredità a questo territorio dei terreni ricchi e fertili.

BF62624F-0456-4D11-91E5-B4EA634EAF38_1_105_c

L’interesse di Börner per questa zona fu immediato. Subito si informò per capire se vi fossero i presupposti fondamentali per fare questo investimento. Indispensabile era conoscere le caratteristiche pedo-climatiche, quello che i francesi chiamano “terroir”. Inizia così un grande lavoro di ricerca e di zonazione delle caratteristiche pedologiche del terreno che portò a quello che vediamo oggi, un’azienda che si estende per una superficie di circa 87 ettari di cui 60 vitati.

Il sogno del Sig. Börner si tramuta in un progetto, in una sfida: produrre grandi vini in un territorio che per anni non ha goduto di grande fama ma, grazie a un meticoloso lavoro e una squadra degna di nota potrà puntare in alto. Non a caso il logo dell’Azienda è rappresentato dalla Fenice, proprio a sottolineare la rinascita di un territorio, l’auspicio che esso possa tornare alla gloria di un tempo.

La squadra vincente è così composta: l’agronoma Paola Pacheco, l’enologo Simone Sarnà e il consulente Claudio Gori. Tutti a capo di un team qualificato dove prevale la componente femminile.

L’Azienda sorge su un territorio collinare che, dolcemente degrada in direzione del mare Tirreno da dove spirano costantemente brezze marine. Alle spalle i Monti Lepini rappresentano una barriera naturale ai venti potenzialmente dannosi dai quali scende aria fresca che garantisce uno sbalzo termico ideale per conferire freschezza alle uve, donando struttura, corpo e longevità.

Inizialmente, fino al 2011, sono stati fatti i sondaggi del terreno grazie ai quali si è scoperto che è composto in parte da una tessitura prevalentemente argillosa adatto alla coltivazione di vitigni a bacca rossa e in parte da una tessitura prevalentemente sabbiosa, adatto alla coltivazione di vitigni a bacca bianca. Effettuati gli studi sul terreno, la fase successiva è stata la piantumazione delle barbatelle che è avvenuta a mano, attraverso un lavoro meticoloso in cui sono stati segnati a terra i tracciati dei filari, in modo che fossero orientati verso il mare, così che la brezza mantenga costantemente asciutti i grappoli, per evitare ristagni di umidità, preservandoli dalle malattie funginee. Ogni filare è stato identificato con un cartellino e quindi ogni varietà ha la giusta posizione che viene catalogata con un lavoro di estrema precisione.

Tra un filare e l’altro si utilizza il sistema dell’inerbimento. Lavorando a filari alterni poi si preserva l’ossigenazione del terreno evitando il compattamento dello stesso. La tecnologia, utilizzata in modo del tutto sostenibile, viene in aiuto all’uomo grazie all’utilizzo di una stazione metereologica alimentata con un pannello fotovoltaico, quindi autosufficiente dal punto di vista energetico, che analizza i dati relativi a vento, temperatura, umidità, percentuale di pioggia e irraggiamento solare. Un particolare sensore misura l’umidità residua sulla superfice fogliare i cui giusti valori sono fondamentali per la lotta fito-sanitaria delle piante.

IMG_4111
Stazione Meteo

Passando alla cantina, l’enologo Simone Sarnà ci spiega che la raccolta dell’uva avviene principalmente per omogeneità di maturazione ottenuta grazie a un’attenta analisi chimica in cui sono analizzati i valori di acidità, zuccheri ecc., e a una analisi sensoriale dei chicchi dei vari cloni effettuata appunto dall’agronoma e dall’enologo. Altro criterio seguito è per omogeneità di appezzamento. Una volta in cantina l’uva, viene sottoposta alla macerazione prefermentativa a freddo. Sia quella bianca che quella rossa, è messa a contatto con il ghiaccio secco che permette una rapida estrazione delle sostanze che altrimenti si otterrebbero con la macerazione alcolica, senza esaltare il tannino e conferendo già inizialmente un colore intenso (per i rossi). La macerazione prefermentativa a freddo può essere utilizzata soltanto su uve che hanno raggiunto il giusto punto di maturazione e questo si ottiene grazie all’esame sensoriale, come ho detto sopra, e dura circa 12 ore per i bianchi e circa 48 ore (o anche più) per i rossi.

Per alcune varietà di uva, in particolare per quelle a bacca rossa, la vinificazione viene svolta, in parte in vasche d’acciaio da 25 e 50 Hl, e in parte in barriques, per poi essere successivamente ri-assemblate e travasate nel legno alla fine della fermentazione alcolica. Ed è proprio nella barrique la fermentazione malolattica che risalta ulteriormente il bouquet aromatico.

Per i vini bianchi della linea Ars Magna invece, la fermentazione e l’affinamento avviene in barriques mettendo in botte direttamente il mosto-vino a temperatura bassa di fermentazione. In questo modo, mettendo il mosto prima che abbia inizio la fermentazione, gli esteri non sono stati ancora prodotti quindi non vengono ceduti al legno che invece assorbe acqua, concentrando di più la massa.

Una chicca dell’Azienda è un particolare tino di acciaio che è stato brevettato da proprio Ômina Romana nel 2013, che consente di produrre una quantità di vino pari a poco più del 10% del totale delle masse in affinamento, contenente un’alta concentrazione di aromi eche poi verrà utilizato come aggiunta, quasi come una pozione magica, al resto del vino. L’attenzione alla qualità passa anche per la pulizia e l’igiene della cantina e qui non manca certamente. Per entrare in cantina ho dovuto indossare anche i copri scarpe proprio per ridurre al minimo qualsiasi forma di inquinamento dell’ambiente.

Oggi l’Azienda Ômina Romana, dove Ômen dal latino significa “buon presagio”, è gestita con grande competenza e a tempo pieno dalla figlia Katharina che segue ogni momento e fase della produzione stando ben attenta alla qualità che non deve scendere mai a compromessi con le leggi di mercato. Ogni vino verrà messo in bottiglia SOLO se ha i requisiti di eccellenza che l’azienda si è prefissata fin dall’inizio, altrimenti non verrà messo in vendita. Un’attenzione costante, che come detto, inizia dalla vigna fino alla cantina e dove innovazione e tecnologia non sostituiscono la tradizione ma la supportano in modo efficace per far sì che il prodotto finale sia assolutamente eccellente.

Alla fine della visita ho avuto l’opportunità di degustare,

cfec14c0-56d7-41c3-b293-ef2c1690efce

i vini bianchi: CHARDONNAY 2019, HERMES DIACTOROS II 2019, VIOGNIER ARS MAGNA 2017.

C2750DA9-DF41-42CB-BBAF-AD3C99A158A2_1_105_c

I vini rossi: CESANESE 2016, MERLOT linea ARS MAGNA 2016 e CABERNET FRANC linea ARS MAGNA 2015.

Solo per la degustazione bisognerebbe scrivere un articolo a parte proprio per descrivere le caratteristiche di ciascun vino. Infatti, concludendo, ho avuto modo di apprezzare al bicchiere l’enorme lavoro che viene svolto in ogni fase, trovando effettivamente la qualità che solo i grandi vini da invecchiamento possono dare.

Ringrazio Katharina per avermi invitato e per avermi dato l’opportunità di conoscere la realtà di Ômina Romana, sono onorato e lieto di poterla condividere con i miei follower attraverso questo articolo.

D4200BDB-5BB8-4552-8689-B3B2F53290AF_1_105_c

Riferimenti:

Azienda vitivinicola Ômina Romana

Via Fontana Parata, 75 Velletri (RM) 00049

CONVEGNO UGIVI

0
E6FF1A76-2519-4A85-9344-DF94ED7108C9
Logo UGIVI

A seguito il comunicato stampa rilasciato da UGIVI

COMUNICATO STAMPA

“ASPETTI GIUS-ECONOMICI DELL’EXPORT DI VINO ITALIANO”

AL CASTELLO DI GRINZANE CAVOUR CONVEGNO UGIVI

Domenica 4 luglio 2021

UGIVI, ovvero l’Unione Giuristi della Vite e del Vino (UGIVI, www.ugivi.org) è un’associazione indipendente e senza fine di lucro, costituita a Milano nel 1997 e con sede a Verona, la cui Delegazione per il Piemonte e la Valle d’Aosta è ospitata presso il Castello di Grinzane Cavour, sito Unesco e sede della prestigiosa Enoteca Regionale Piemontese Cavour.

I componenti di UGIVI sono avvocati, magistrati, docenti universitari, personalità ed esperti che hanno acquisito particolari conoscenze nelle materie giuridiche vitivinicole.

Scopo dell’Associazione è approfondire gli studi in materia di diritto vitivinicolo nel campo delle discipline comunitaria, nazionale e internazionale.

Come già avvenuto in precedenti occasioni, UGIVI svolgerà un importante convegno in tema giuridico-vinicolo: l’appuntamento è per domenica 4 luglio 2021 a partire dalle ore 9.00 nelle sale del Castello appartenuto allo statista piemontese.

Oggetto dell’incontro, una disamina approfondita delle problematiche coinvolgenti le imprese vinicole che esportano i propri prodotti nei paesi extracomunitari, operanti nel contesto di accordi internazionali spesso di difficile attuazione in quanto condizionati dalle leggi dei singoli stati.

Ma si parlerà anche di ciò che concretamente il nostro Paese ed i nostri produttori ed esportatori possono fare se guidati da una conoscenza approfondita dei mercati esteri e della loro legislazione.

Un convegno di prestigio, dunque, al quale l’Enoteca dà il benvenuto augurando che i lavori rappresentino un proficuo ed utile apporto di conoscenza per la fondamentale comunità produttiva vinicola del nostro territorio.

Albertowinelover

Cantina De Sanctis

0
6C1096EC-ABB8-4F34-A

Amici di Albertowinelover, il mio giro per le Cantine mi porta a Frascati nella zona dei Castelli romani.

Il video della Cantina De Sanctis

Frascati è un rinomato Comune appena fuori Roma, sulle pendici di un antichissimo vulcano dormiente oggi chiamato Colli Albani, in posizione dominante rispetto a Roma. Siamo a circa 300 m. s.l.m. e come detto per le altre Cantine della zona, quì troviamo un equilibrio perfetto tra condizioni climatiche piuttosto miti e il terreno di natura vulcanica che conferisce ai vini quella mineralità e corpo tali, che se si fossero conosciute prima, questa zona sarebbe una delle più famose del mondo.

Infatti ci troviamo nella zona dei Colli Albani e più precisamente nella zona dell’antico Vulcano Laziale la cui attività è iniziata circa 600.000 anni fa ed è proseguita fino a circa 355.000 anni fa. Cito un estratto da un articolo pubblicato sul sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: “Le eruzioni principali del Vulcano Laziale sono state di natura ignimbritica (vale a dire emissioni di colate piroclastiche con grande velocità di avanzamento) che, nell’insieme, coprono una superficie di 1.600 km2“.

fucina2

Vista dal satellite

A sinistra la città di Roma (in grigio) dove si nota chiaramente il fiume Tevere, e a destra è evidente il grande vulcano con l’enorme cratere, di cui i due fori sono attualmente il Lago di Castel Gandolfo e di Nemi che sono soltanto due bocche dell’antico cratere che ancora si può vedere grazie alle immagini satellitari. Evidenti le colate laviche che giungono fin quasi al mare (sud/sud-ovest), dove ancora oggi nei pressi di Anzio, esattamente il luogo si chiama Tor Caldara, è possibile vedere acqua calda, ferro e zolfo che affiorano dalla roccia proprio in prossimità della spiaggia. Verso nord fino alla zona delle terme di Tivoli e a est dove le colate hanno ragiunto i luoghi dove ora troviamo Cori, Segni, Paliano e Olevano Romano. In particolare la parte a ovest/nord-ovest dove oggi troviamo frascati, l’attività lavica ha formato una depressione dove si formò l’antico Lago Regillo che era situato tra Monte Porzio Catone e Finocchio, esattamente dove si trova ora l’Azienda De Sanctis.

In parole povere, significa che queste colate laviche si sono estese per una vasta superficie lasciando un’enorme quantità di materiale lavico, che fa di questi luoghi magnifici l’eldorado del vino. Gli antichi romani qui hanno iniziato a produrre vino e man mano che conquistavano il mondo a loro conosciuto, portavano con se barbatelle o ne scoprivano di nuove e le coltivavano.

Gli abitanti dei Castelli Romani invece, non ne hanno compreso il vero valore e dal dopo guerra, vista la grande richiesta di vino da parte dei ristoratori romani hanno prodotto tanto vino da vendere sfuso che avrebbe accontentato la sete di un popolo che reduce da una guerra, sentiva il bisogno di spensieratezza, ma con ridotte possibilità economiche. Questa richiesta è stata soddisfatta e così si è arrivati alla fine degli anni ’80 quando la consapevolezza di questo grande potenziale ha fatto breccia nelle coscienze nei vignaioli laziali.

Notizie certe sulle origini di produttori di vino della famiglia De Sanctis, risalgono al 1816 come riportato sul logo dell’Azienda. La famiglia De Sanctis possedeva molti ettari vitati nella zona dove ora sorge il polo universitario Roma 3 di Tor Vergata. Infatti alla fine degli anni ’70 dello scorso secolo ormai, vennero espropriati oltre 60 ettari lasciando la famiglia nello sconforto più totale.

6C1096EC-ABB8-4F34-A

Luigi De Sanctis

Quando incontro un vero vignaiolo, di quelli che l’hanno vissuta da piccoli e ci sono cresciuti, ho sempre un grande rispetto. E’ un uomo a cui basta dare uno sguardo al cielo e capire come sarà la giornata, perchè di esperienza ne ha tanta e porta avanti il suo lavoro con passione e determinazione.

Ama definirsi un “vignaiolo indipendente” e infatti è Consigliere Nazionale della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, e ne va orgoglioso, perchè forse non tutti conoscono la differenza tra un vignaiolo indipendente e un imbottigliatore. Indipendente significa coltivare la propria uva e con essa fare il proprio vino, curando personalmente il prodotto finale.

Molte famiglie di Frascati, vedendo i loro terreni espropriati, cambiano attività. Ma non Luigi De Sanctis! Lui è un uomo caparbio che non si dà per vinto. Con non pochi sacrifici acquista i terreni su cui sorge ora la sua azienda di famiglia e ricomincia da zero, barbatella dopo barbatella fino ad arrivare alla attuale superficie vitata a Malvasia Puntinata

“Io non coltivo la vigna, io allevo la vigna perchè essa è parte della mia famiglia, la sento che fa parte di me”.

Queste le parole di Luigi che fanno riflettere sull’importanza del lavoro del vignaiolo, colui che quando il mal tempo imperversa, non dorme preoccupato per i danni che l’uva potrebbe subire. Questi valori e la passione per la vigna Luigi li ha trasmessi a suo figlio Francesco che si è laureato in enologia e oggi conduce abilmente la cantina di famiglia.

E’ Francesco infatti a mostrarmi la parte produttiva della Cantina De Sanctis insieme a Giulia, studentessa enologa che sta facendo pratica e che grazie alla sua grande creatività, riesce a dare più brio alla attività di famiglia.

6FA3962A-2CB6-46E7-ADB6-12EE1D9452A9_1_105_c

Francesco De Sanctis

Francesco è l’enologo e quindi è colui che ha il compito di riportare in bottiglia, nel migliore dei modi e seguendo una coltivazione biologica, il lavoro fatto in vigna.

Alberto wine lover

Donatella Cinelli Colombini

0
Donatella Cinelli Colombini

Il Brunello al femminile si chiama Prime Donne

30 gennaio 2021 Intervista a Donatella Cinelli Colombini.

Non perdetevi il video su YouTube perchè ne vale veramente la pena.

Ho avuto il grande onore di poter intervistare Donatella Cinelli Colombini, una donna Straordinaria!

Donatella lo è veramente straordinaria, nell’intervista cito solo alcune delle cose che ha fatto, ma potrete sentire dalla sua voce che nessuno le ha mai regalato niente e tutto quello che ha conquistato, lo ha fatto con grande determinazione. È una donna autorevole, nel senso che quando parla sa bene cosa dice. Ha molta esperienza e soprattutto una grande conoscenza, che le hanno consentito di conseguire dei traguardi che hanno permesso, non solo a lei, ma a molte aziende del vino, di godere di benefici ottenuti grazie alle sue idee rivoluzionarie. Ha dimostrato con determinazione e con la forza di una leonessa, che in un mondo come quello del vino, un mondo prettamente maschile, le donne sono in grado di fare le stesse cose e anche meglio.

Nel 1993 fonda il Movimento Turismo del Vino, iniziando dalla Toscana in cui per la prima volta riuscì a riunire 100 cantine con lo scopo di promuovere il turismo in cantina. Negli anni a seguire, il movimento si è evoluto in ogni regione.

Fondatrice del Casato Prime Donne, una azienda che produce Brunello di Montalcino, il cui organico è composto da sole donne e infatti è il primo caso in cui un vino rosso da lungo invecchiamento, viene seguito dalla raccolta dell’uva all’imbottigliamento, da una squadra di donne espertissime provenienti da diverse nazioni. Il Brunello Prime Donne è una selezione di 6000 bottiglie e viene prodotto soltanto nelle annate migliori. Infatti ha ottimi rating a livello internazionale guadagnandosi numerosi premi.

Brunello Prime Donne

Nel 1998 Donatella Cinelli Colombini crea una nuova azienda, di 376 ettari, chiamandola con il suo nome e riunendo, sotto un unico brand, il Casato a Montalcino e la Fattoria del Colle a Trequanda.

Nel 2003, a coronamento dei numerosi sacrifici fatti, arriva uno dei tantissimi riconoscimenti, ma il primo importante: OSCAR MIGLIOR PRODUTTORE AIS BIBENDA.

Inoltre, nello stesso anno pubblica il Manuale del Turismo del vino.

Nel 2007, Donatella pubblica il libro Marketing del Turismo del Vino.

Dal 2001 al 2011 è Assessore al Turismo al Comune di Siena dove inaugura il Trecking Urbano. “Le nostre città, i centri storici, sono musei all’aria aperta e bisogna vederli camminando, che fa bene alla salute e permette di vedere i tesori italiani con calma”.

Nel 2012 riceve il premio Internazionale al Vinitaly.

Nel 2013 viene eletta Presidente del vino della Val D’Orcia.

Nel 2014 le viene consegnata l’onoreficienza di Cavaliere della Repubblica dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Nel 2016 è eletta Presidente della Associazione Nazionale delle Donne del Vino, che è la più grande Associazione del Mondo composta da produttrici, enotecarie, sommelier, giornaliste, esperte ecc.

Non bastano queste poche righe per dare il giusto tributo a una grande persona che ha fatto molto per l’enologia Italiana e per le Donne del Vino.

Grazie Donatella!

Alberto Wine Lover

MALEDETTI WINE INFLUENCERS

0
7b717a6b-1583-4c63-9b

CHI SONO QUESTI INFLUENCER?

Prendo spunto dal commento del giornalista Franco Ziliani a un mio post di Instagram.

Mi sento onorato che un giornalista dello stampo di Franco Ziliani mi abbia scritto, mi considero un privilegiato. Ziliani, vedendo una mia immagine in cui promuovo la mia nuova rubrica, “La bottiglia della Settimana”, mi scrive: cosa non s’inventano questi cosiddetti “wine influencer”..mah.. .

Dal punto di vista di chi ha fatto della comunicazione sul vino, una professione seria, questo commento è più che appropriato.  

Effettivamente…chi sono questi wine-blogger/influencer?

Per esperienza personale posso parlare di quello che vedo quotidianamente sul web, vi assicuro se ne vedono veramente di tutto e di più!  

Ritornando al Sig. Ziliani, ultimamente reduce da una diatriba che lo ha visto protagonista di diversi scambi di opinioni con una influencer con la quale, diciamolo, non è stato per nulla elegante,  ciò ha scatenato le ire del popolo femminile accusandolo di cyber bullismo e altre accuse varie. Sono situazioni spiacevoli e vorrei non entrare nel merito perché si rischia di camminare su un terreno minato, dove qualsiasi cosa si dice, può essere travisata. Sicuramente una persona con una lunga carriera professionale poteva risparmiarsi certi commenti.

Torniamo a questi “cosiddetti” wine influencer. E’ talmente vasto questo settore che in gran parte è composto sia da semplici appassionati, che postano una foto con la bottiglia e il bicchiere accanto o a volte neanche quello. Ci sono poi alcuni che si fanno il selfie con la bottiglia, e qui si apre un mondo!

Se si tratta di un lui, solitamente è il classico “figo” che mostra il fisico, o in luoghi esclusivi. Se si tratta di una lei, ovviamente molto bella, è fotografata mostrando le sue prosperità accanto alla bottiglia, dove spesso non si capisce se il soggetto da osservare è la bottiglia o la donna, tanto è bella. De gustibus not est disputandum…ma chi è il soggetto da guardare e ammirare?

Le descrizioni dei vini, in genere sono approssimative oppure sono copiate e incollate dai siti delle aziende produttrici o da altri siti. Nonostante ciò, questi “fighi”, sia maschietti che femminucce, attirano a sé molti (veramente molti) followers.

Poi ci sono un sacco di ragazzi e ragazze che hanno iniziato un percorso da Sommelier e ai quali piace mostrare i vini che provano, dando un contributo personale, frutto dei loro studi. In questo caso parliamo di persone che hanno una competenza. Anche enologi ed enologhe si possono trovare sui social, tutto ciò a dimostrazione che gli influencer non sono solo persone con poca conoscenza di enologia non sono tutti uguali ma c’è una moltitudine di figure, più o meno competenti.

Di questa moltitudine appunto c’è chi fa semplicemente una foto, chi fa anche una storia con effetti ammiccanti di vario genere o chi invece scrive anche articoli, come il sottoscritto.

C’è chi come me che ama andare nelle aziende e vedere di persona il metodo di produzione di quel vino specifico. Camminare tra le vigne, parlare con il produttore della sua storia, del suo territorio e dei suoi vigneti. Studiare e aggiornarsi continuamente, dotarsi di attrezzature costose per fare i servizi e tutto ciò che serve per parlare in modo dettagliato di tutto il lavoro che c’è dietro una bottiglia di vino. Partecipare agli eventi e quasi sempre, qualsiasi cosa si faccia, vi assicuro che la spesa non è indifferente.

A me sinceramente non piace criticare nessuno perché il web e i social sono una dimensione su cui ognuno si può esprimere come vuole, l’importante è farlo sempre rispettando le persone. Se una donna è bella e vuole far vedere le sue bellezze per attirare più followers, fa bene a farlo e nessuno dovrebbe criticarla perché la libertà di espressione è sacrosanta e, sempre nel limite del rispetto altrui, si può esercitare in qualsiasi modo.

A questo punto entrano in gioco anche le aziende, che a causa dell’emergenza virale COVID-19, hanno visto diminuire drasticamente il consumo di vino da parte del settore alberghiero e della ristorazione, vedendo al contempo aumentare il consumo individuale. Questo fenomeno ha favorito l’aumento a livelli esponenziali di persone che postano foto con le bottiglie di vino.

Le aziende che producono vino dovrebbero saper discernere tra chi è un blogger serio e chi meno, e se è il caso di mettere il Loro Marchio, il Loro Nome a disposizione di chi fa post solo per avere tanti followers oppure no, anche se molto spesso, tanti followers non è sempre sinonimo di competenza e professionalità. Quello che fa la differenza nella comunicazione sono i contenuti. Le aziende devono avere la capacità di riconoscere chi ha alle spalle un cammino che lo ha portato a fare di questa passione un discorso serio per la promozione del vino di qualità.

Per tornare a Ziliani quindi ritengo che non si può parlare genericamente di wine influencers additando tutti come accalappiatori di likes.

Dal mio punto di vista, come sopra detto, ho fatto del vino una passione che è iniziata nel 2009 quando ho deciso di fare il corso di sommelier, senza però dare seguito alla professione poiché già lavoravo in un altro settore. In questi anni, in occasione dei miei viaggi, sia di piacere sia di lavoro, ho sempre abbinato le mie destinazioni alle cantine, andando a toccare con mano il lavoro dei vignaioli. Questa passione si è tramutata nel desiderio di trasmettere al mondo dei social, le esperienze che faccio in cantina. Quindi, nonostante mi trovi in disaccordo con le sue idee, ringrazio il Dott. Ziliani per avermi dato lo spunto per poter parlare di questa attività che è molto poliedrica e che deve essere presa per quello che è. Il mondo cambia e con esso cambiano i modi di comunicare. Sta a noi essere in grado di saperci adeguare al cambiamento, purchè esso sia positivo.

Chiara Giannotti

Chiara Giannotti

Forse dirò un’eresia, ma si può definire la Chiara Ferragni del Vino.

Ormai un punto di riferimento della comunicazione del vino a livello nazionale.

Quando ho avuto il piacere di incontrarla sono rimasto di stucco, non mi sembrava vero!

E’ una grande professionista e forse ci sono poche persone come lei che possono definirsi comunicatori del vino.

E poi devo essere sincero, le donne hanno sempre una marcia in più, sanno vedere lontano e la loro grazia e gentilezza, se uniti alla competenza, non hanno rivali.

Mi spiace per i signori giornalisti che sparlano a sproposito sul fare bene delle donne…arrendetevi!

Alberto wine lover

Gianluca Mirizzi

0

Il Re del Verdicchio

Castel de Paolis

0
CEGA1180

Il mio viaggio attraverso le cantine dei Castelli Romani mi porta a Grottaferrata.

Grottaferrata, piccolo comune vicino Roma. Su una collina circondata da ettari di splendidi vigneti baciati dal sole di trova la Cantina Castel de Paolis. È una delle cantine dei Castelli Romani, alla quale è riconosciuto di aver iniziato una produzione di vino di qualità anche se la loro storia non è antica, anzi piuttosto recente. Siamo alla metà degli anni ’80 quando Giulio Santarelli, all’epoca Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Agricoltura e Foreste ed il Professor Attilio Scienza, allora Direttore Generale dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige in Provincia di Trento si decidono di dare corso ad una organica e razionale gestione della tenuta “Castel de Paolis” e di realizzare così il loro progetto:produrre grandi vini. La prima vendemmia risale al recente 1993, anno in cui effettivamente ha inizio l’avventura di Castel de Paolis.

Il territorio dei Castelli Romani, e in particolare Grottaferrata, è uno dei più vocati del Lazio e forse anche d’Italia. I terreni di natura vulcanica, la vicinanza al mare e il clima particolarmente mite, fanno di questa zona un terroir unico. Dopotutto questa è la zona del Frascati DOC che comprende appunto l’omonimo territorio di Frascati, Grottaferrata e Monte Porzio Catone.

È maggio 2020 quando alla fine del “Lock Down” dovuto alla emergenza Covid-19, decido di intraprendere la nuova avventura come Wine Blogger. Il mio viaggio inizia proprio da questa prestigiosa Cantina dove ero già stato nel 2011 insieme al mio Maestro Sommelier Marco Romagnoli, e in quell’occasione ebbi l’opportunità di conoscere Giulio Santarelli, grande figura carismatica. Oggi, con il figlio Fabrizio ho avuto modo di vedere di nuovo i vigneti e di degustare i loro vini.

Parliamo ora dei vigneti. Probabilmente pochi di voi sapranno che Castel de Paolis annovera tra i suoi vini anche una muffa nobile, ma andiamo con ordine.

Qui possiamo trovare tutte le varietà locali più pregiate come la Malvasia del Lazio o Puntinata, il Bellone o Cacchione, Il Trebbiano Giallo a cui si aggiungono il Vermentino, la Passerina, il Moscato Giallo, l’Incrocio Manzoni per i bianchi. Per le uve a bacca nera troviamo il Cesanese del Piglio e d’Affile, il Montepulciano d’Abruzzo e il Sangiovese, mentre per i vitigni importati possiamo trovare il Viognier, il Semillon, Chardonnay, Sauvignon Blanc, Roussanne per i bianchi e Syrah, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Merlot, Grenache, Tempranillo, Alicante per i rossi. Viene anche impiantata la varietà Moscato Rosa che da vita a un vino che è un vero e proprio elisir.

Castel de Paolis produce indubbiamente vini di eccellente qualità. Li possiamo trovare nelle migliori enoteche, nei migliori ristoranti e …anche all’estero, sono esportati infatti in vari paesi del mondo.

I più famosi partendo dai bianchi, il Frascati DOC e Frascati Superiore DOCG, Donna Adriana IGT Lazio Bianco. Per i rossi, Campo Vecchio IGT Rosso, e il pluripremiato I Quattro Mori anch’esso IGT Lazio Rosso oltre poi ai vini dolci e da meditazione: il Rosathea Moscato rosa 100%, il famoso Cannellino e …dulcis in fundo…Muffa Nobile, uno straordinario muffato vinificato con uve Semmillon 70%, Sauvignon Blanc 20% e Moscato Giallo 10%. Nulla da invidiare ai famosi muffati della famosa regione francese.

http://www.casteldepaolis.com/i-vini/

Alberto wine lover

Vini Montecappone – Mirizzi

0
5EE1587E-3AF6-41FD-9DF7-723B21D89828_1_105_c

Amici di albertowinelover, il mio giro per le cantine mi porta nella Regione Marche, esattamente a Jesi. Ecco a voi, sua Maestà il Verdicchio!

Prima di parlare dei vini di Montecappone e Mirizzi, non si può fare a meno di fare un breve cenno sul vitigno più importante della Regione Marche, il Verdicchio. In particolare parleremo del Verdicchio dei Castelli di Jesi.

Jesi è un comune della provincia di Ancona con poco più di 39.000 abitanti. In questo territorio il vitigno predominante è sua maestà il Verdicchio. È un vitigno autoctono delle Marche molto antico le cui prime testimonianze scritte sul verdicchio risalgono al XVI secolo. Esso deve molto all’azienda Fazi Battaglia, che sin dal 1954 lo commercializza nella classica bottiglia ad anfora, creata in quell’anno da Antonio Maiocchi, che lo ha reso famoso in tutta Italia e nel mondo. La zona di produzione delle uve destinate alla produzione del vino Verdicchio dei Castelli di Jesi  si trova nella provincia di Ancona. Il vino che si ottiene dal Verdicchio ha un colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Delicati profumi di frutta bianca, floreali, tipico sentore mandorlato al finale con una spiccata freschezza ma non solo. Ha un grande pregio, è un vitigno che può essere lavorato a 360 gradi proprio grazie alla particolare acidità che lo contraddistingue facendo ottenere così vini di ottima qualità sia fermi che mossi o con vendemmia tardiva. I terreni sono generalmente limoso-argillosi e calcarei, poveri di sostanza organica ma sufficientemente provvisti di potassio, l’ideale per consentire all’uva di sviluppare aromi di particolare finezza; la buona esposizione e le fresche brezze marine, che garantiscono forti escursioni termiche tra la notte e il giorno, consentono agli acini di sviluppare la giusta acidità. Interessante da notare è che il disciplinare prevede le seguenti classificazioni: Verdicchio dei Castelli di Jesi “Classico”, Verdicchio dei Castelli di Jesi “Superiore” (ambedue D.O.C.) mentre per essere denominati D.O.C.G. la denominazione deve essere Verdicchio dei Castelli di Jesi “Riserva”.

Grappolo di Verdicchio

Parliamo ora di Montecappone.

Montecappone è una azienda nata negli anni ’60 ed è stata completamente rilevata nel 1997 dalla famiglia Mirizzi – Bomprezzi, già proprietari della omonima Enoteca Bomprezzi in via Tuscolana a Roma.

Gianluca Mirizzi è il pioniere che decide di trasferirsi a Jesi con la famiglia e di dare vita a una nuova realtà enologica, frutto della sua filosofia incentrata sulla valorizzazione del territorio e dei suoi vitigni. Infatti la continua profusione di energie, in termine di investimenti e innovazione, fanno di Gianluca una persona determinata a esaltare le qualità di questo fantastico territorio e soprattutto del vitigno autoctono di cui va estremamente fiero. Inoltre Gianluca ha finanziato anche alcuni studi sul verdicchio che gli hanno permesso di avere un prodotto di nicchia per veri intenditori del vino.

Hanno iniziato un processo di rinnovamento completo di tutti i vigneti e ampliato la cantina. Attualmente posseggono 40 ettari sulle colline di Jesi che guardano verso il Conero, oltre a 6 ettari in affitto e 17 ettari di oliveti. Da queste vigne coltivate in maggioranza a verdicchio escono le tre linee, il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Tabano, il Verdicchio Superiore Federico II con circa due anni di invecchiamento e il Verdicchio Riserva Utopia con tre anni di invecchiamento.

I vini rossi da uve Montepulciano sono il Tabano Rosso e Utopia Rosso.

Nel 2015 Gianluca Mirizzi decide di ampliare la sua produzione dotandosi di ulteriori 6 ettari vitati e 3 ettari di oliveto nel comune di Monte Roberto (AN). A queste vigne decide di dare il nome della sua famiglia, Mirizzi, e anche lo stemma della nuova linea sarà quello araldico di famiglia. Qui inizia una nuova produzione con maggiore qualità e poichè le vigne si trovano su un pendio scosceso con una pendenza dal 30 al 45%, la coltivazione si può definire “eroica”. Da non dimenticare inoltre che i vini Mirizzi sono da agricoltura biologica. Da questi è importante menzionare il Metodo Classico Millesimè, il Verdicchio Classico Cogito, il Verdicchio Superiore Ergo e il Verdicchio Riserva Ergo Sum.

Il successo della famiglia Mirizzi, oltre che per la loro spiccata propensione all’eccellenza, è dovuto alla collaborazione con una persona di rilievo di cui non si può non fare menzione, il grande enologo Lorenzo Landi che ha dato un’impronta di carattere e di grande personalità, decisiva per i loro vini. Grazie a questa squadra che sia Montecappone che Mirizzi, hanno iniziato ad inanellare una serie di riconoscimenti degni di nota e uno dopo l’altro sono arrivati molti premi che ne riconoscono la qualità.

Gianluca Mirizzi

Quando ho chiesto a Gianluca Mirizzi di poter fare visita alla sua azienda è stato da subito entusiasta e mi ha invitato. Mi ha accolto e mi ha mostrato l’azienda, la cantina e i vigneti. Quando chiedo a Gianluca di parlarmi di innovazione nella vinificazione lui mi risponde subito che l’innovazione ci può anche essere purchè non vada ad alterare le qualità del vitigno quando esso viene trasformato in vino.

Il Verdicchio è un vitigno longevo, in particolare la tipologia superiore e riserva dove può essere invecchiato con grandi capacità evolutive nel tempo. Proprio queste sono le caratteristiche dei vini Montecappone e Mirizzi, longevità e corpo.

Durante la visita in cantina ho avuto modo di vedere le grandi vasche in cemento e i tini di acciaio dove mi hanno spillato il primo fiore ovvero il primo risultato del vino appena spremuto che viene tenuto a temperatura costante e privo di ossigeno, al quale ancora non sono stati aggiunti solfiti. Poi la barricaia e tutta la cantina con i macchinari per le lavorazioni dei grappoli. Invece il lavoro di imbottigliamento ed etichettatura vengono affidati ad una ditta che porta le attrezzature sul posto.

Dopo la cantina, siamo usciti all’aperto dove uno splendido sole esaltava i colori delle colline ricoperte da vigneti, un vero piacere per gli occhi. Ovviamente fin’ora ho parlato di Verdicchio ma non è l’unico vitigno, tutti questi ettari sono vitati anche con altri vitigni come il Montepulciano, il Sauvignon e il Moscato.

Tra le cose che faccio, la visita in cantina è quella che amo di più in assoluto perche vivo in prima persona la passione del vignaiolo. Infatti Gianluca è riuscito a trasmettere le sue emozioni e la passione che mette in quello che fa. La cosa che mi ha colpito è stata vedere che tratta i grappoli d’uva come se fossero suoi figli e questo è veramente bello. Il vino è cultura, è valorizzazione e rispetto della natura e del territorio e tutto questo si tramuta in grande amore per la vita.

Alberto wine lover