In occasione dell’evento “Natale con le Donne del Vino“ svoltosi nella splendida cornice dell’Hotel Hassler di Roma, il Conte Gelasio Gaetani Lovatelli D’Aragona, padrino dell’evento, ha offerto un interessantissimo spunto di riflessione sul panorama enologico nazionale, in particolare quello laziale. Nel Lazio sono presenti molte Cantine e Aziende, sia storiche che recenti, che offrono una produzione di vini di grande qualità e spessore.
Di ottima qualità e di elevato spessore sono i vini prodotti dalle aziende laziali la cui gestione e conduzione è affidata alle donne. Ed è proprio grazie a loro che ha preso il via l’Associazione Nazionale delle Donne del Vino – Delegazione Lazio, una Associazione che in poco tempo ha fatto passi da gigante. Il merito? Ovviamente di queste donne straordinarie come la Delegata, Dott.ssa Manuela Zennaro, la vice Delegata Avv. Floriana Risuglia, e la compatta squadra di donne fantastiche : Serena Scarpel, Titti Giovannoni, Carla Trimani, Giovanna Trisorio, Pina Terenzi, Marina Perinelli, Alessia Consoli, Cristina Piergiovanni, Rossella Macchia, solo per citarne alcune.
Il loro lavoro, incessante e di grande rilievo, ha lo scopo di valorizzare la grande qualità dei vini e del territorio laziale in Italia e nel mondo a dimostrazione del fatto che anzichè semplicemente stare a guardare il trascorrere degli eventi, possiamo e dobbiamo essere noi stessi, amanti del buon vino, partecipi nel profondere quante più energie possibili nel promuovere i vini del Lazio.
Questo è uno degli obiettivi che mi sono prefissato come blogger influencer del vino di grande qualitàe, non per una questione di senso di appartenenza ad una regione, ma perchè credo profondamente nelle potenzialità delle aziende del nostro territorio e intendo valorizzarle.
Voglio dare risalto al fatto che il gentil sesso, riesce ad unire le energie di più donne e mettere l’esperienza di ognuna, a fattor comune in modo da convogliare tutte le energie verso uno scopo…vincere insieme! E questo non significa che non ci possono essere delle invidie o gelosie, significa che sono consapevoli di avere una forza unica. Sono fantastiche!
Albertowinelover visita la Cantina Eredi dei Papi a Monte Compatri
Chiara e Lorenzo Iacoponi sono due ragazzi giovani ma hanno già ben chiaro cosa fare. Lorenzo, neo enologo ha impostato la rotta della nave e Chiara, sua sorella, è molto brava ad amministrarla.
Arrivato a Monte Compatri, non sfugge il cancello con le due insegne dell’azienda. Percorro il viale in salita che curva leggermente verso destra e arrivo di fronte a un bel casale. Mi accoglie Chiara con grande ospitalità e mi conduce nella parte posteriore del casale dove c’è la zona di lavorazione del vino. Dei tini in acciaio e vicino delle barriques in rovere, Chiara ne apre una e spilla un pò di vino e lo mette in un calice per farmelo provare. E’ uno Shyrah del 2019, il NERALBO che è stato vendemmiato con una resa molto bassa, esattamente circa 30 quintali per ettaro, un vero elisir. Essendo ancora molto giovane il tannino è decisamente vivace ed è per questo che farà un pò di affinamento in legno ma non troppo per non stravolgerne la complessità e i sentori tipici del vitigno.
Poi abbiamo visto il nuovo prodotto, Lorenzo lo chiama esperimento, di Eredi dei Papi cioè il metodo classico fatto con uve di Montepulciano vinificato in bianco. Il risultato è uno spumante color rosato tendente al rame. Di questo ne vorrei parlare in modo più approfondito dopo che lo avrò provato.
A seguire abbiamo fatto un giro in vigna dove ho potuto ammirare l’allevamento a gouiot della Malvasia puntata del Lazio, oltre al Grechetto, il Syrah e infine il Montepulciano, che sono allevati sempre con uve selezionate e con rese molto basse a beneficio della qualità del prodotto finale.
Infatti l’obbiettivo che si sono prefissati Lorenzo e Chiara è quello di produrre vino di grande qualità, valorizzare il territorio e farsi conoscere nello scenario enologico nazionale e internazionale.
Mentre il sole al tramonto tingeva ancor più di rosso il fogliame della vite, che si accinge a cadere dalle piante, siamo andati a vedere gli altri vini nella sala dove sono esposti. Le bottiglie risaltano per le etichette che personalmente, ho trovato bellissime! Hanno dei disegni geometrici impreziositi da un effetto metal a rilievo che al tatto risulta molto gradevole.
I vini sono, partendo dai bianchi:
ALBAGIA, DOC ROMA MALVASIA PUNTINTA è prodotto con uve selezionate di Malvasia Puntinata in purezza.E’ un vino aromatico, complesso e persistente, caratterizzato da grande eleganza e senza mai essere eccessivo. Un vino prezioso per accompagnare un pasto importante. Io lo trovo superlativo.
SCHIETTO, IGT LAZIO GRECHETTO 100% Grechetto del Lazio, mineralità, pungenza, sapidità. Inaspettata è invece l’aromaticità e la morbidezza, non comuni in questa varietà ma caratteristiche particolari dello specifico clone di Grechetto di Eredi dei Papi.
CAPARBIO, IGT LAZIO BIANCO è un blend 50% Malvasia Puntinata e 50% Grechetto rinforza le peculiarità dei due uvaggi che lo compongono offrendo un’insolita esperienza di degustazione. Mineralità e pungenza, aromaticità e persistenza si alternano in un gioco di ossidazione di Caparbio nel calice.
Per i rossi:
COMPOSTO, IGT LAZIO ROSSO Blend di uve selezionate di Syrah, Cabernet Franc e Merlot, Composto è un vino rosso dall’anima speziata estremamente attuale ed equilibrato in quelle che sono le sue caratteristiche sensoriali. Un anno di affinamento in acciaio ed un breve passaggio di due mesi in legno hanno reso Composto un vino rosso che, con la dovuta educazione, vi… scomporrà!
NERALBO, SYRAH affinamento in botti di rovere di secondo e terzo passaggio. Edizione limitata, poco più di 480 bottiglie. Lo sapete che significa? Ne sono rimaste poche e chi le avrà tra qualche anno, avrà un tesoro!
Bollicine:
FUORIONDA, METODO CLASSICO ROSE’ vinificato, come sopra descritto, con la vinificazione in bianco di uve di MONTEPULCIANO.
Aver visitato questa piccola azienda mi ha lasciato delle sensazioni molto positive, che mi fanno pensare che ci sono giovani ragazzi in gamba che continuano il lavoro delle vecchie generazioni con grande passione.
Siamo alle porte dell’autunno e in uno dei miei viaggi di lavoro decido di fermarmi qualche giorno a Modena. Una città nota per i prodotti di eccellenza come il Parmigiano Reggiano, il Lambrusco, i tortellini e…il famoso Aceto Balsamico di Modena.
Per un amante del buon vino come me, non è stato possibile non fare una sosta e degustare una delle essenze derivate dal frutto di bacco. A Castelvetro di Modena, uno dei borghi medievali più belli dell’Emilia Romagna, entro nella acetaia La vecchia Dispensa, dove una ragazza molto gentile mi accoglie e mi guida alla degustazione di tutti i tipi di aceto balsamico, dal più giovane IGP al più invecchiato Tradizionale. Un crescendo di profumi che si fanno via via più rotondi e profumati, dove la consistenza, passando da fluida a sempre più densa, mostra tutta la maturità e l’evoluzione che i vari passaggi nei legni gli hanno conferito.
Kit degustazione
Solitamente siamo abituati a passare tra gli scaffali del supermercato e vedere, non curanti, le numerose bottigliette di aceto balsamico. I più scrupolosi potrebbero chiedersi se si tratta di vero aceto balsamico.
A tal riguardo bisogna fare un pò di chiarezza. Balsamico può significare tutto e niente. Prima di tutto l’aggettivo balsamico indica che l’invecchiamento in legno, che come indicato in seguito, in base al disciplinare può durare anche molti anni, ha conferito all’aceto quegli aromi che lo arricchiscono in gusto e in olfatto tanto da farlo diventare un elisir. Dai tempi in cui Modena era un ducato Estense, i primi produttori lo utilizzavano come digestivo e non come condimento.
Negli anni, le tecniche si sono affinate e sono state disciplinate da Consorzi che ne garantiscono la qualità e tutelano gli acquirenti.
L‘aceto Balsamico può essere IGP e TRADIZIONALE.
L’Aceto Balsamico di Modena è ottenuto da mosti d’uva parzialmente fermentati e/o cotti e/o concentrati. L’uva proviene esclusivamente dai vitigni di Lambrusco, Sangiovese, Trebbiano, Albana, Ancellotta, Fortana e Montuni. Al mosto vengono aggiunti aceto di vino, nella misura minima del 10%, e una aliquota di aceto vecchio di almeno 10 anni.
ACETO BALSAMICOIGP
E’ quello più comunemente utilizzato sulle nostre tavole grazie a un disciplinare meno restrittivo, i prezzi sono più contenuti e quindisi tratta di un prodotto di più largo consumo. Questo tipo di aceto deve essere composto per il 20% da mosto d’uva cotto e concentrato, per almeno il 10% di aceto di vino, una percentuale a scelta del produttore di aceto invecchiato di almeno 10 anni e da una aggiunta di caramello per non oltre il 2% della composizione totale.
Tengo a sottolineare che, vista la varietà di prodotti presenti sul mercato, è ovvio che il prezzo fa la differenza. Possiamo trovare il prodotto commerciale a pochi euro e il prodotto artigianale che può superare i 30euro.
ACETO BALSAMICO TRADIZIONALE
E’ realizzato con “solo” mosto di uve tipiche modenesi, per lo più Trebbianoe Lambruschi, Spergola e Berzemino, senza addizione di altre sostanze. La lavorazione è fatta con la cottura a fuoco diretto in caldaie a cielo aperto, naturale fermentazione e acetificazione del mosto cotto, travasi successivi tra le botticelle, lento invecchiamento sotto l’occhio vigile del produttore. Uso: prodotto di grande versatilità. Preferibilmente usato a crudo, si esprime al meglio insieme al Parmigiano Reggiano e alle fragole. Delizioso con Olio Extravergine nell’insalata. Si sposa meravigliosamente con arrosti e bolliti. Esalta profumi e sapori di ogni piatto. Ottimo se assunto come digestivo. l’Ente di Certificazione e la Commissione di Assaggiatori esperti certificano i due livelli qualitativi disponibili:
Affinato, di invecchiamento minimo di 12 anni*
Extravecchio, invecchiamento minimo di 25 anni* (capsula oro)
Le tipologie dei legni utilizzate per l’affinamento
Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena
Il Consorzio Tutela ha sede presso la Camera di Commercio CCIAA di Modena, Via Ganaceto 134, e la sede operativa in Via Canaletto 80, 41100 Modena.
Si è tenuto presso il Parco di Tor di Quinto a Roma, la ormai famosa manifestazione eno-gastronomica Vinòforum.
Ho chiesto di essere accreditato come blogger e subito la redazione mi ha risposto positivamente. La sera sono arrivato all’ingresso e sono stato accolto da Amanda, una ragazza molto attiva e simpatica. Mi ha accompagnato all’interno e offerto un prosecco di benvenuto e poi mi ha fatto vedere tutti gli stand dandomi la libertà di girare e filmare in modo che ho potuto fare delle storie da postare sui vari social. L’edizione è stata ridimensionata a causa delle norma anti Covid e durante tutto l’evento, il rispetto delle norme è stato sempre applicato vigilando sul distanziamento e sull’igiene.
Gli espositori presenti mi sono piaciuti molto e ho avuto modo di degustare vini e specialità gastronomiche varie come la Pasta Molisana, Il Ristorante Eggs, che cucina quasi ogni tipo di uovo e che era presente con la partnership di Calvisius Caviar. Molto interessante la Business Lounge, dove ho potuto degustare i vini del Friuli DOC. Poi eccezionale lo stand di Famiglia Cotarella, della Tenuta Freddano, di Etilika, Consorzio Tutela Prosecco DOC, Ferrarelle, Oleoteca ecc.
Al centro dell’area espositiva c’erano dei food corner dove mangiare piatti preparati da chef di vari ristoranti rinomati di Roma.
FAMIGLIA COTARELLA
LOCATION
Parco Tor di Quinto – Via Fornaci di Tor di Quinto, 10 (Zona Ponte Milvio) – ROMA
LA MOLISANA
TENUTA FREDDANO
RISTORANTE EGGS TESTACCIO
LA BUSINESS LOUNGE
I VINI DEL FRIULI DOC
L’AREA ESPOSITIVA
Insomma per concludere posso dire che Vinòforum ogni anno è una conferma ed è una bella occasione per gli appassionati di eno-gastronomia e altrettanto lo è per le aziende che vogliono farsi conoscere.
Grazie a Vinòforum di avermi ospitato e soprattutto grazie ad Amanda per essere stata così accogliente e disponibile con me.
Cari amici di Albertowinelover, parlando di vino, come avete avuto modo di constatare, non si parla solo del “nettare di Bacco ma altresì si parla di una infinità di argomenti che sono ad esso strettamente legati. Uno dei più importanti è l’etichetta. Provate solo ad immaginare le bottiglie allineate ma nude! Solo vetro che contiene vino…che ne sarebbe? Senza un’etichetta, la bottiglia di vino perde la sua personalità.
Quindi chi è che cura l’aspetto grafico delle bottiglie di vino? Il Winedesigner, ovvero come in questo caso “la Winedesigner” e non parliamo di qualcosa di astratto ma di persone che hanno grandi competenze sia grafiche che artistiche e io ho avuto la fortuna di conoscere una persona che mette la sua professionalità a disposizione di grandi aziende affinche i loro vini possano avere la personalità di cui vi parlavo.
Vista l’importanza fondamentale dell’etichetta, ho chiesto ad una autorevole creatrice di etichette di concedermi un’intervista. Parliamo di Federica Cecchi una straordinaria artista che crea l’identità di vini prestigiosi e che gentilmente mi ha concesso di scrivere di lei.
A: Federica, cosa rappresenta per te un’etichetta?
F: L’etichetta è una lunga storia di passioni. Il primo incontro non si scorda mai, è così importante che merita la massima attenzione. Essa è il primo incontro tra il consumatore e il vino. L’etichetta parla di memoria è una narrazione, una piccola opera d’arte che deve sedurre.
Un grande vino non deve essere in grado trasmettere solo un piacere alla degustazione, ma anche un piacere intellettuale permettendoci di sognare e di vivere la sua essenza, la bellezza del luogo, la sua storia, i suoi profumi, i suoi colori e, soprattutto, l’uomo che ha creato quel vino. E l’etichetta deve racchiudere tutto ciò.
La carica simbolica e il carattere grafico-espressivo di un’etichetta sono elementi fondamentali nella comunicazione dell’Azienda, perché offrono un’informazione, una sensazione del valore intrinseco dell’azienda, la sua identità storica e culturale ed evocano la qualità del prodotto.
Le etichette create da Federica Cecchi winedesigner sono racconti, disegni che rappresentano la storia, la passione, il terroir, il cuore dell’azienda, del vino.
A: Quali sono le etichette celebri?
F: IL BRUCIATO – Tenuta Guado al Tasso
Il nome deriva da un bosco che nel ‘700 venne totalmente bruciato dagli abitanti della zona come segno di protesta contro la nobile famiglia Della Gherardesca, ai tempi signori di Bolgheri, che vietavano agli agricoltori la caccia al suo interno.
Etichetta è caratterizzata dai toni bruciati, caldi come il suo vino, rotondo morbido. L’immagine del bosco lega l’etichetta ad una storia lunga secoli.
Il Bruciato Tenuta Guado al Tasso Antinori
FOCUS – VOLPE PASINI ZUC DI VOLPE
FOCUS, Mira alla perfezione. Tre cerchi concentrici dal color rosso rubino come il Merlot. In rilievo, lucidi e intensi come il suo vino. Questa etichetta è nata nel 1999 e la sua immagine è rimasta immutata e sempre attuale.
Il logo è nato da una visita alla tenuta Volpe Pasini. L’affresco della meridiana sulla parete principale della foresteria è stata fonte di ispirazione per rappresentare Volpe Pasini. Il logo rappresenta l’identità di un’azienda. Il suo scopo è quello di firmare visivamente l’intera immagine del marchio che è costruita attorno ad essa.
Focus – Zue di Volpe
A: Federica, parlaci di te. Chi è Federica Cecchi?
F: Federica Cecchi nasce a Firenze nella culla del Rinascimento dove ha imparato la passione per l’arte, l’architettura ed il gusto per le proporzioni.
Si laurea in architettura e inizia collaborazioni con studi di Restauro dove coltiva e approfondisce la sensibilità per il recupero e valorizzazione dell’architettura.
Nel 2016 fonda con l’architetto Valerio Cruciani URBAN-GAP, un laboratorio di architettura e design che ha come obiettivo la sperimentazione di nuovi habitat urbani, nell’intento di contrastare il degrado e l’inquinamento urbano. Con URBAN-GAP vince il terzo premio al CONCORSO DI RIGENERAZIONE URBANA DELL’AMBITO TIBURTINO. Nel 2017 inizia un’intensa collaborazione con BANCA d’ITALIA – Divisione patrimonio artistico, spaziando dagli allestimenti di mostre per la valorizzazione del prestigioso patrimonio della Banca, all’editing di cataloghi d’arte, fino all’interior design delle Filiali in Italia. Dal 2000 si dedica con grande passione e professionalità alla comunicazione di aziende vinicole in tutta Italia, dalla A di Antinori a alla Zeta di Zuc di Volpe Pasini.
Grazie federica per avermi concesso questa intervista e mi auguro di aver trasmesso l’importanza della veste grafica delle bottiglie, agli amanti del vino.
Qui sotto solo alcune delle etichette create da Federica.
@lbertowinelover intervista Alessandro Mirizzi e Sara Blandamura
In questo video la mia prima intervista che ho fatto come blogger. La mia passione per il vono mi ha spinto a parlarne sui social e quale miglior modo per farlo se non chiederlo a chi di vini ne sa tanto. A cinecittà, su via Tuscolana, c’è la celebre enoteca Bomprezzi e ho avuto la fortuna di conoscere Alessandro Mirizzi acquistando ogni tanto qualche bottiglia ma ancor di più partecipando agli eventi di Luca Maroni, dove Alessandro partecipava insieme al fratello Gianluca pe presentare i Vini della Azienda Montecappone. Infatti, proprio degustando i fantastici vini di Montecappone che ho avuto modo di conoscere meglio Alessandro. Quando gli ho chiesto di fare l’intervista, è rimasto dapprima perplesso ma poi mi ha agevolato volentieri ed è stato un vero piacere e orgoglio aver iniziato proprio con la loro enoteca, e che posso affermare che è un posto dove sicuramente andare per la competenza, la scelta, la sensazione di calore e cordialità che la Alessandro e Sara sanno trasmettere al cliente.
Il vino è passione, è armonia! Non è una semplice bevanda ma è qualcosa di più complesso che dà senso alle pietanze con cui si accompagna ma soprattutto è qualcosa che fa bene allo spirito e all’anima.
Ecco perchè è così piacevole per me parlare di vino che non potrei mai trascurare nessun aspetto che ad esso riconduce.
E questa armonia la ritroviamo negli abinamenti con il cibo e a sua volta a ogni vino dev’essere abinato il bicchiere giusto.
Inizierò a parlare dei recipienti in cui esso è conservato. Fin dalla sua nascita dal grappolo d’uva, questo prezioso liquido non fa che passare da un contenitore ad un altro. Si pensi ai silos in acciaio, alle botti o barrique, alle bottiglie (di tutto questo parlerò nei prossimi articoli), al bicchiere in cui sarà versato dopo dopo un periodo di affinamento più o meno lungo.In questo articolo voglio parlarvi proprio di questo importantissimo contenitore:“il bicchiere”.Perchè non un semplice bicchiere? Perchè ogni vino ha una sua storia, ha una struttura, un corpo e una complessità olfattiva dove la varietà di sentori deve risalire verso l’alto ed essere veicolato verso le narici di chi lo degusta esaltandone così le caratteristiche.
Sembrerà strano per alcuni che la forma di un bicchiere possa cambiare la percezione dei sapori e dei profumi, eppure un buon bicchiere fa la differenza. Ci sono bicchieri studiati per ogni tipologia di vino come si può vedere dall’illustrazione in alto.
Poiché mi piace così tanto parlare di vino, non posso trascurare i vari aspetti che riguardano il vino. Essendo un liquido deve essere contenuto in un recipiente e quindi dalla sua nascita, dopo essere stato estratto dall’uva, non fa che passare da un contenitore ad un altro. Pensate ai silos in acciaio, alle botti o barrique per poi finire nelle bottiglie (di tutto questo parlerò nei prossimi articoli) e, dopo un periodo di affinamento più o meno lungo sarà pronto per essere versato nel nostro bicchiere.
Ora la domanda è, quale bicchiere? Nell’immagine qui sotto potete vedere le principali tipologie di bicchiere utilizzati per il vino e pensate che negli anni, gli esperti hanno suggerito ai produttori, le peculiarità che devono avere, affinché ogni vino possa essere apprezzato al meglio e scegliere quello giusto è estremamente fondamentale.
Il primo fu Georg Riedel, il primo a studiare e realizzarea un prodotto fantastico in tal senso, pensato per la prima volta da Claus J Riedel (nona generazione). La creatività e il senso della forma dei Riedel, portarono alla creazione di un vetro ultra sottile che permette al vino di sviluppare il suo vero aroma. Lavorando a diretto contatto con suo padre, e quindi con una squadra di esperti vinificatori e collaboratori, Georg è stato un pioniere per lo sviluppo di bicchieri “in armonia con il vino” e specifici per singoli vigneti. Grazie a numerose innovazioni della tecnologia di produzione, Riedel è stato in grado di ampliare la gamma dei bicchieri “Sommelier Riedel” realizzati a mano. Il 1986 vede l’introduzione di un nuovo punto di riferimento nel mondo del vino, la serie Vinum, i primi bicchieri in finissimo cristallo soffiati a macchina e specifici per il vitigno. (n.d.r. www.riedel.com).
Il mio bicchiere da degustazione
I vini possono essere, prima di tutto, bianchi, rosati o rossi. Inoltre possono essere fermi o mossi, oltre che di pronta beva, giovani o da invecchiamento. Ogni vino, soprattutto se di qualità, ha delle caratteristiche organolettiche da apprezzate e valorizzate; proprio al bicchiere è affidato il delicatissimo compito di esaltare al meglio l’espressione delle specifiche componenti aromatiche di ciascun vino, per un massimo piacere organolettico.
Gattinara è un comune italiano di 7.750 abitanti della provincia di Vercelli, nell’estremità sud della Valsesia in Piemonte.
Nell’omonimo territorio si coltivano uve di Nebbiolo, oltre che di Vespolina e Bonarda di Gattinara con cui si ottiene il Gattinara, che dal 1967 fino al 1990 era una D.O.C. poi con DPR del 20/10/1990 ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata e Garantita.
Secondo il disciplinare, l’invecchiamento deve durare almeno tre anni di cui minimo uno in botti di legno e raggiungere una gradazione alcolica di minimo 12°. Se invecchiato per quattro anni, di cui almeno due in botti di legno e raggiungendo la gradazione alcolica di 13°, può assumere la qualifica di Riserva
Presentato al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il volume “La Nuova #Normativa Vitivinicola” edito da Edagricole 🍇🍷
Hanno detto
Il Ministro Teresa Bellanova: «un libro che ritengo molto utile, pensato per aiutare i protagonisti del settore a comprendere e utilizzare al meglio il Testo Unico sul #vino, uno strumento strategico fondamentale per migliorare e semplificare la vita delle aziende»
Il sottosegretario MiPAAF Giuseppe L’Abbate – Cittadino a 5 Stelle: «questo manuale rappresenta uno strumento utile per guidare tecnici e #imprenditori attraverso le #novità di una normativa completamente riformata»
Relatore del Testo Unico del Vino, On. Massimo Fiorio: «il nuovo manuale Edagricole nasce da una #collaborazione trasversale e #multidisciplinare che testimonia bene lo spirito di solidarietà e #condivisione tra tutta la #filiera vitivinicola che ha consentito di mettere a punto qualche anno fa il Testo unico del vino»
Il presidente di Assoenologi, Riccardo #Cotarella: «l’Italia ha saputo dare vita ad un corpus giuridico poderoso nel campo del vino, di cui siamo orgogliosi perché testimonia quanto il legislatore ritenga importante tale materia. Il nuovo manuale Edagricole rappresenta finalmente lo strumento di analisi e di sintesi di cui si sentiva la mancanza e che consente a tutti gli operatori di entrare nel merito di ogni aspetto del proprio lavoro»
La presidente CONAF, Sabrina Diamanti: «si tratta di un’opera che, con il suo approccio sistemico ed omnicomprensivo, ci può dare una grossa mano nella sfida del “Progetto agronomico sostenibile”, ovvero quella di fornire servizi di consulenza che riescano a coniugare anche nei vigneti gli obiettivi di competitività e redditività dell’azienda con l’interesse alla #sostenibilità di tutta la società»
Il presidente World Association of Agronomists, Andrea Sisti: «il mondo del vino è il primo ad avere affrontato nella sua evoluzione normativa aspetti come la tutela della #tipicità, del #territorio e del #paesaggio e anche la gestione ecosostenibile dell’ambiente. La Nuova Normativa Vitivinicola di Edagricole consente di chiarire ai professionisti del settore anche tutti i dubbi normativi che riguardano questi aspetti»
Il Capo Dipartimento #ICQRF, Stefano #Vaccari: «l’ICQRF del MiPAAF è l’ente che compie il maggior numero di controlli al mondo nel settore vitivinicolo ed è stato riconosciuto come ente di controllo di riferimento per questo settore. Il manuale La Nuova Normativa Vitivinicola è lo strumento indispensabile per consentire ai nostri ispettori per svolgere al meglio questo impegnativo compito»
Il direttore generale #ICQRF, Oreste Gerini: «si tratta di un testo di facile consultazione per chi deve affrontare o studiare in un corso di studi universitario tutti gli aspetti toccati dalla recente riforma normativa del mondo del vino, dalla #dematerializzazione e #digitalizzazione dei registri, al sistema di #controllo e #certificazione, fino ad aspetti importanti come l’#etichettatura o l’#enoturismo»
La presidente delle #Rete Nazionale degli #istituti agrari #Renisa, Patrizia #Marini: «si tratta anche di uno strumento che, con la sua facilità di consultazione e lettura, può essere adatto per gli studenti degli #istituti agrari e professionali, assicurando una visione d’insieme di tutti gli ambiti professionali in cui si potrà svolgere la loro attività lavorativa»
Potrei parlarvi dei vitigni più noti, ma la mia curiosità mi ha spinto a informarmi su quelli che non sono noti ai tanti ma solo agli intenditori.
In questo articolo voglio parlare di un vitigno, che a causa della filossera che alla fine del 1800 provocò una devastazione di milioni di piante in tutta Europa, lo fece quasi scomparire. Ma verso la fine degli anni ’80 un coraggioso Walter Massa, sperimenta un nuovo impianto di barbatelle di Timorasso.
Dove ci troviamo? Il Timorasso è un vitigno autoctono del tortonese in Piemonte e grazie al Pioniere Walter Massa se oggi si produce di nuovo questo vino derivato da uva a bacca bianca. Il terreno argilloso e calcareo conferisce a questo vino alcolicità e mineralità oltre a un grande corpo e struttura. É ancora poco diffuso il che lo rende un vino di nicchia e grazie alla buona gradazione alcolica può anche essere considerato un bianco da invecchiamento.
Questo vitigno che si riteneva ormai scomparso, è come se fosse risorto e questo denota la grande passione che c’è dietro a un grande vino.
Come per i viaggi, spesso cerchiamo di conoscere, giustamente, luoghi nuovi nel mondo trascurando però dei posti meravigiosi della nostra penisola. Così vale anche per i vini, a volte spendiamo per un buon vino magari d’oltralpe, non sapendo che ci sono vini di eccellente qualità da scoprire.
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