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Antonelli San Marco

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IL SAGRANTINO DI MONTEFALCO SECONDO ANTONELLI

Il mio primo sagrantino, lo ricordo benissimo, fu proprio un Antonelli.

La Antonelli San Marco è una delle più antiche aziende vinicole di Montefalco, la sua fondazione, da parte di Francesco Antonelli, risale al lontano 1881.
Proprietà della Curia Arcivescovile di Spoleto nonché residenza estiva dell’Arcivescovo della città, pochi erano gli ettari destinati alla produzione del vino, la maggior parte del terreno era volta alla produzione di olio e granaglie.

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L’arco da cui si accede alla tenuta Antonelli, divenuto simbolo della Cantina.

Quando Francesco Antonelli acquista i terreni inizia a piantare viti di varietà locali: il Trebbiano Spoletino, Sangiovese e altre varietà attualmente scomparse.
Anche il Sagrantino era già presente ma in quantità molto limitata.
Francesco stravolse tutto.
Fece costruire un edificio centrale dove le uve venivano conferite nella parte più alta e, una volta pigiate, per caduta il mosto passava ai piani inferiori dove un tempo si trovavano le vasche di cemento e botti di quercia per l’affinamento e dove oggi si trovano i locali dedicati all’ospitalità.
In controtendenza rispetto ad altre zone dell’Umbria dove il vino veniva già imbottigliato dagli anni sessanta, qui è solo a partire dagli anni settanta che si abbandona la vendita del vino sfuso quando si iniziò a capire il vero valore del Sagrantino e a comprendere che era un vino con un grande potenziale e non semplicemente un vino di pronta beva.
 


Il proprietario attuale è Filippo Antonelli.
Filippo,pur mantenendo le tradizioni di famiglia, ha introdotto molte innovazioni nell’ azienda,. Uno dei cambiamenti importanti è avvenuto negli anni novanta quando venne costruita la attuale cantina di dimensioni maggiori della precedente ma con lo stesso metodo di lavorazione, per caduta dal piano superiore. Il mosto, scendendo verso i piani inferiori, finisce in vasche in acciaio per la fermentazione a temperatura controllata. Le vasche in cemento a forma di tulipano conferiscono poi una giusta micro-ossigenazione che permette di smussare il tannino, tipico ed evidente nel Sagrantino, rendendolo più morbido ed elegante e di conseguenza più piacevole.
 

Filippo Antonelli
Filippo Antonelli



Altri recipienti presenti sono le tre tipologie di anfore in terracotta e in ceramica di Albissola destinate all’affinamento di una vigna di Trebbiano Spoletino di poco più di due ettari disposta a cerchio. Infatti essa, come la bottiglia, è chiamata “Tenuta Tonda” che attualmente è il bianco di punta della Antonelli San Marco. La prima bottiglia uscì nel 2013 e ogni anno da allora è stata una ricerca continua per capire la combianzione ottimale di anfora e di macerazione a cui sottoporre questo vino che rimane per ben sei mesi a contatto con le bucce. 
 


Passando nella bottaia troviamo recipienti di varie dimensioni, rigorosamente di quercia bianca austriaca Stockinger. La scelta non è stata casuale. Grazie a ricerche approfondite è stata trovata una grande somiglianza con la quercia umbra, di cui ormai si trovano pochi esemplari, che ha la caratteristica di cedere poche sostanze al vino, che invece si eleva grazie alla preziosa micro ossigenazione. La permanenza in legno dura dai 12 mesi del Montefalco Rosso ai 40 mesi del cru Chiusa di Pannone Montefalco Sagrantino DOCG e Molino dell’Attone Montefalco Sagrantino DOCG.
 
Il periodo della vendemmia inizia a settembre e si protrae per tutto ottobre ed è possibile assistere a tutte le fasi della lavorazione dell’uva.
Dalla vendemmia del 2009 è iniziato il processo di conversione in agricoltura biologica, che come noto dura tre anni, quindi dalla vendemmia 2012 tutte le bottiglie sono certificate biologiche come avviene anche per gli altri prodotti dell’azienda come olio e leguminose.
 
 
Attualmente la proprietà si estende su 200 ettari di cui 60 sono gli ettari vitati.
I vitigni piantati sono: il Trebbiano Spoletino, il Grechetto, il Sangiovese, il Montepulciano (che concorre per la produzione del Montefalco Rosso) e infine il vitigno più importante, il Sagrantino.
 
È in fase di realizzazione un nuovo edificio che ospiterà un locale destinato all’appassimento e una bottaia più grande di quella esistente per consentire di arrivare a una produzione di 400.000 bottiglie l’anno. 
Sarà per me un onore e un privilegio partecipare all’evento di inaugurazione.

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La degustazione

Sono stato accolto da Luca Rosati che mi ha mostrato l’azienda e parlato della storia della cantina. Dopo aver fatto un giro in cui mi sono reso conto dell’attenzione posta in ogni fase della produzione, mi ha accompagnato alla sala riservata alle degustazioni facendomi provare gran parte della linea di vini.

I vini in degustazione in occasione della visita sono stati:

  • MONTEFALCO GRECHETTO DOC 2021 – 13,5°
  • TREBIUM TREBBIANO SPOLETINO SPOLETO DOC 2020 – 13°
  • ANTEPRIMA TONDA TREBBIANO SPOLETINO DOC 2018 – 13,5° ( dalla prossima vendemmia sarà VIGNA TONDA)
  • MONTEFALCO ROSSO DOC 2019 – 14°
  • MONTEFALCO ROSSO RISERVA DOC 2018 – 14,5°
  • CONTRARIO UMBRIA ROSSO IGT 2018 – 15°
  • MONTEFALCO SAGRANTINO DOCG 2016 – 14,5°
  • MONTEFALCO SAGRANTINO DOCG 2006 – 14,5°
  • Chiusa di Pannone SAGRANTINO DI MONTEFALCO DOCG 2016 – 15°
  • MONTEFALCO SAGRANTINO PASSITO DOCG

Gli assaggi sono stati accompagnati da bruschette con Olio EVO Antonelli

https://www.antonellisanmarco.it

Enoteca Properzio a Spello

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a cura di Alberto Chiarenza

Roberto Angelini della Enoteca Properzi a Spello (PG).

Spello, piccolo e bellissimo borgo medievale, nasconde nel suo centro storico uno scrigno prezioso, l’enoteca Properzi. Nonostante sia molto nota, per me è stata veramente una grande sorpresa. Non è una enoteca qualsiasi ma è un posto dove una volta entrati non si vorrebbe uscire più, è la Mecca degli appassionati di vino. Infatti, a mio avviso, è una delle più affascinanti enoteche d’Italia, conosciuta anche a livello mondiale grazie ai numerosi eventi organizzati soprattutto in America e in Asia. Un posto suggestivo inserito in un edificio medievale con soffitti a volta, che si dipana in varie stanze su più livelli dove troviamo solo vini di grande pregio e si rimane a bocca aperta vedendo i più Grandi Baroli, i grandi “Super Tuscan”, vecchie annate e vari formati che fanno venire i brividi solo ad immaginare il costo.

Scendendo qualche scalino si arriva in una piccola sala circondata dai vini, arredata in legno antico con qualche tavolo dove è possibile mangiare piatti tipici umbri e e abbinarli a una buona bottiglia. Io ho potuto mangiare, oltre a vari assaggi di prelibatezze varie, delle tagliatelle con il tartufo grattato al momento, piatto semplice ma incredibilmente buono, abbinato a un ottimo Sagrantino Rosso della Cantina Scacciadiavoli. 

Accanto all’enoteca, una sala dedicata alle degustazioni.

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Il Sig. Roberto Angelini, la cui famiglia gestisce l’enoteca da 6 generazioni, è il grande Maestro, amico dei più grandi produttori di vino italiani e francesi, è artefice del successo della sua enoteca dove si possono trovare etichette introvabili.

Parlare con lui è un piacere tanto che il tempo trascorso è sempre poco perché ha così tante cose da raccontare su vini e personaggi, che starei giorni ad ascoltarlo. All’inizio un po’ schivo ma poi si è aperto con una grande simpatia mostrandomi con orgoglio centinaia di bottiglie rare , anche uniche. Mentre mi parla intravedo nei suoi occhi tutta la sua passione e dedizione per il suo lavoro.

Io l’ho trovato una persona adorabile e lo ringrazio per la gentilezza e la cortesia che mi ha rivolto invitandomi a vedere questo posto unico nel suo genere.

Se sei un appassionato o appassionata di vino, non puoi non visitare L’enoteca Properzio. 

https://www.enotecaproperzio.it/

EXCELLENCE FOOD INNOVATION 8^ EDIZIONE

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Importante incontro per gli appassionati di eno-gastronomia.

Dal 10 al 13 novembre al Roma Convention Center La Nuvola

Di seguito il link delle aziende che partecipano all’evento

Il Cervello di Bacco

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Presentazione eBook “Il Cervello di Bacco”

Castiglione in Teverina (VT) 26 settembre 2021 – a cura della rivista Il Sommelier Magazine e F.I.S.A.R.

Vi siete mai chiesti cosa accade ai nostri sensi quando ci approcciamo a un bicchiere di vino? Le nostre percezioni e i comportamenti visti dal punto di vista delle neuro scienze.

Il 26 settembre si è tenuto a Castiglione in Teverina la presentazione del nuovo eBook a cura della rivista “Ilsommelier Magazine”, dal titolo IL CERVELLO DI BACCO in cui vengono esposti gli studi svolti da una squadra di esperti sulla relazione tra neuro scienze e degustazione. Uno studio molto interessante per interpretare i comportamenti della nostra mente quando ci approcciamo al vino. La presentazione è avvenuta nella sala convegni del MUVIS, Museo del Vino e delle Scienze Agroalimentari alla presenza di molti ospiti Sommelier e esperti di vino e della comunicazione del vino.

Bella la cornice del famoso Museo del Vino e del paese che ci ha ospitato con gli onori di casa fatti proprio dal Sindaco, Leonardo Zannini. Un grazie particolare alla Delegazione FISAR Viterbo, che ha organizzato l’evento curando ogni dettaglio accogliendo gli ospiti con calore.

Il progetto è stato reso possibile grazie al lavoro di squadra di 21 autori che sono Consiglieri, Relatori, Docenti e Delegati delle varie Delegazioni FISAR.

Tra i relatori presenti che hanno illustrato i punti salienti di questo eBook, cito: La Dott.ssa Alice Lupi Direttrice della rivista Il Sommelier Magazine che ha condotto l’evento , il Dott. Luigi Terzago Presidente Nazionale FISAR che ha aperto il convegno, Prof. Antonio Mazzitelli che ha illustrato lo scopo dell’eBook e gli studi diagnostici condotti, Lorenzo Boscherini ci ha parlato della linguistica e della sua importanza, Mariella Dubbini ci ha parlato delle emozioni che si possono trasmettere in un approccio edonistico in luogo di un approccio tecnico. Orietta Bigiarini ha illustrato invece il gusto, Enrico Zamboni gli errori e delle scelte, Cristina Baglioni (Delegata FISAR Viterbo) che è intervenuta parlando di relazione tra neuro scienze e marketing.

Lavoro di squadra che ha reso possibile la realizzazione di questo eBook, che non vedo l’ora di acquistare, a decorrere dal prossimo 24 ottobre sul sito della rivista IL SOMMELIER MAGAZINE.

La Dott.ssa Alice Lupi Direttrice della rivista

Match Roma – Conegliano

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Grazie a una intuizione di Tiziana Torelli e Saula Giusto, il Consorzio dei Vignaioli di Grottaferrata, hanno organizzato una l’incontro nell’incontro, e Albertowinelover è stato gentilmente invitato insieme ad autorevoli esponenti della comunicazione del vino.

Roma Conegliano

Competizione che ha unito lo sport del Volley femminile alla enogastronomia. Bellissima iniziativa che ha visto il confronto sportivo tra le Wolves Roma Volley Club femminile @acquaesaponeofficial contro le Pantere della Prosecco DOC Imocovolley Conegliano per il campionato di Serie A1. In occasione del match che si è concluso 3-0 per la squadra ospite, si è tenuta una degustazione di vini nell’area Ospitality del Palazzetto dello Sport di Roma Palalottomatica, con assaggi dei vini dei @vignaioliingrottaferrata organizzata dalla Responsabile Media e Comunicazione Saula Giusto – Roma Wine Experience. Aziende protagoniste Villa Cavalletti che oltre a presentare i suoi vini e prodotti locali, è anche la sede dove si allenano le atlete della Volley Roma. Inoltre in degustazione i grandi bianchi di Cantina Emanuele Ranchella per non parlare dei vini di La Torretta.bio , Agricoltura Capodarco e ovviamente ospite d’onore, lebollicine più famose d’Italia, il Prosecco rappresentato da Prosecco DOC Conegliano.

Ômina Romana

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Logo Omina Romana

Assoluta Eccellenza

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Nei miei girovagare per le cantine del Lazio, ho sempre più la conferma che il livello qualitativo dei vini è in netta crescita. Continua è la ricerca da parte dei vignaioli laziali, di produrre un buon vino nel pieno rispetto della natura e della sostenibilità. Le visite in cantina sono un’esperienza unica e forte è la percezione dell’impegno che quotidianamente viene profuso per trasformare il lavoro della vigna nel vino che troviamo nel bicchiere.

Nonostante la consapevolezza della crescita del target qualitativo però, mai mi sarei aspettato di trovare tanta ricerca del dettaglio nei minimi particolari come durante la visita ad Ômina Romana.

Ci troviamo vicino a Velletri in provincia di Roma. Qui la famiglia italo-tedesca Börner, acquistò nel 2007 i terreni dove oggi sorge l’azienda prodruttrice di vini di così grande pregio e qualità.

Tutto ha inizio da quando il Dott. Anton F. Börner, grande esperto mondiale di vini pregiati, ha il sogno di produrre lui stesso vini importanti. Börner si mette così alla ricerca di un territorio vocato, all’altezza delle sue aspettative. La ricerca lo porta in Italia e in particolare nella zona dei colli laziali dove da più di 600.000 anni sorge l’antico complesso vulcanico dei Colli Albani, una delle più importanti e floride aree vulcaniche dell’Italia centrale. Le colate laviche hanno sedimentato strati di magma formando nel tempo terreni pozzolanici ricchi di argilla e sabbia in quantità che variano a seconda della posizione e dalla distanza dall’antico cratere che, con le sue eruzioni ha lasciato in eredità a questo territorio dei terreni ricchi e fertili.

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L’interesse di Börner per questa zona fu immediato. Subito si informò per capire se vi fossero i presupposti fondamentali per fare questo investimento. Indispensabile era conoscere le caratteristiche pedo-climatiche, quello che i francesi chiamano “terroir”. Inizia così un grande lavoro di ricerca e di zonazione delle caratteristiche pedologiche del terreno che portò a quello che vediamo oggi, un’azienda che si estende per una superficie di circa 87 ettari di cui 60 vitati.

Il sogno del Sig. Börner si tramuta in un progetto, in una sfida: produrre grandi vini in un territorio che per anni non ha goduto di grande fama ma, grazie a un meticoloso lavoro e una squadra degna di nota potrà puntare in alto. Non a caso il logo dell’Azienda è rappresentato dalla Fenice, proprio a sottolineare la rinascita di un territorio, l’auspicio che esso possa tornare alla gloria di un tempo.

La squadra vincente è così composta: l’agronoma Paola Pacheco, l’enologo Simone Sarnà e il consulente Claudio Gori. Tutti a capo di un team qualificato dove prevale la componente femminile.

L’Azienda sorge su un territorio collinare che, dolcemente degrada in direzione del mare Tirreno da dove spirano costantemente brezze marine. Alle spalle i Monti Lepini rappresentano una barriera naturale ai venti potenzialmente dannosi dai quali scende aria fresca che garantisce uno sbalzo termico ideale per conferire freschezza alle uve, donando struttura, corpo e longevità.

Inizialmente, fino al 2011, sono stati fatti i sondaggi del terreno grazie ai quali si è scoperto che è composto in parte da una tessitura prevalentemente argillosa adatto alla coltivazione di vitigni a bacca rossa e in parte da una tessitura prevalentemente sabbiosa, adatto alla coltivazione di vitigni a bacca bianca. Effettuati gli studi sul terreno, la fase successiva è stata la piantumazione delle barbatelle che è avvenuta a mano, attraverso un lavoro meticoloso in cui sono stati segnati a terra i tracciati dei filari, in modo che fossero orientati verso il mare, così che la brezza mantenga costantemente asciutti i grappoli, per evitare ristagni di umidità, preservandoli dalle malattie funginee. Ogni filare è stato identificato con un cartellino e quindi ogni varietà ha la giusta posizione che viene catalogata con un lavoro di estrema precisione.

Tra un filare e l’altro si utilizza il sistema dell’inerbimento. Lavorando a filari alterni poi si preserva l’ossigenazione del terreno evitando il compattamento dello stesso. La tecnologia, utilizzata in modo del tutto sostenibile, viene in aiuto all’uomo grazie all’utilizzo di una stazione metereologica alimentata con un pannello fotovoltaico, quindi autosufficiente dal punto di vista energetico, che analizza i dati relativi a vento, temperatura, umidità, percentuale di pioggia e irraggiamento solare. Un particolare sensore misura l’umidità residua sulla superfice fogliare i cui giusti valori sono fondamentali per la lotta fito-sanitaria delle piante.

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Stazione Meteo

Passando alla cantina, l’enologo Simone Sarnà ci spiega che la raccolta dell’uva avviene principalmente per omogeneità di maturazione ottenuta grazie a un’attenta analisi chimica in cui sono analizzati i valori di acidità, zuccheri ecc., e a una analisi sensoriale dei chicchi dei vari cloni effettuata appunto dall’agronoma e dall’enologo. Altro criterio seguito è per omogeneità di appezzamento. Una volta in cantina l’uva, viene sottoposta alla macerazione prefermentativa a freddo. Sia quella bianca che quella rossa, è messa a contatto con il ghiaccio secco che permette una rapida estrazione delle sostanze che altrimenti si otterrebbero con la macerazione alcolica, senza esaltare il tannino e conferendo già inizialmente un colore intenso (per i rossi). La macerazione prefermentativa a freddo può essere utilizzata soltanto su uve che hanno raggiunto il giusto punto di maturazione e questo si ottiene grazie all’esame sensoriale, come ho detto sopra, e dura circa 12 ore per i bianchi e circa 48 ore (o anche più) per i rossi.

Per alcune varietà di uva, in particolare per quelle a bacca rossa, la vinificazione viene svolta, in parte in vasche d’acciaio da 25 e 50 Hl, e in parte in barriques, per poi essere successivamente ri-assemblate e travasate nel legno alla fine della fermentazione alcolica. Ed è proprio nella barrique la fermentazione malolattica che risalta ulteriormente il bouquet aromatico.

Per i vini bianchi della linea Ars Magna invece, la fermentazione e l’affinamento avviene in barriques mettendo in botte direttamente il mosto-vino a temperatura bassa di fermentazione. In questo modo, mettendo il mosto prima che abbia inizio la fermentazione, gli esteri non sono stati ancora prodotti quindi non vengono ceduti al legno che invece assorbe acqua, concentrando di più la massa.

Una chicca dell’Azienda è un particolare tino di acciaio che è stato brevettato da proprio Ômina Romana nel 2013, che consente di produrre una quantità di vino pari a poco più del 10% del totale delle masse in affinamento, contenente un’alta concentrazione di aromi eche poi verrà utilizato come aggiunta, quasi come una pozione magica, al resto del vino. L’attenzione alla qualità passa anche per la pulizia e l’igiene della cantina e qui non manca certamente. Per entrare in cantina ho dovuto indossare anche i copri scarpe proprio per ridurre al minimo qualsiasi forma di inquinamento dell’ambiente.

Oggi l’Azienda Ômina Romana, dove Ômen dal latino significa “buon presagio”, è gestita con grande competenza e a tempo pieno dalla figlia Katharina che segue ogni momento e fase della produzione stando ben attenta alla qualità che non deve scendere mai a compromessi con le leggi di mercato. Ogni vino verrà messo in bottiglia SOLO se ha i requisiti di eccellenza che l’azienda si è prefissata fin dall’inizio, altrimenti non verrà messo in vendita. Un’attenzione costante, che come detto, inizia dalla vigna fino alla cantina e dove innovazione e tecnologia non sostituiscono la tradizione ma la supportano in modo efficace per far sì che il prodotto finale sia assolutamente eccellente.

Alla fine della visita ho avuto l’opportunità di degustare,

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i vini bianchi: CHARDONNAY 2019, HERMES DIACTOROS II 2019, VIOGNIER ARS MAGNA 2017.

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I vini rossi: CESANESE 2016, MERLOT linea ARS MAGNA 2016 e CABERNET FRANC linea ARS MAGNA 2015.

Solo per la degustazione bisognerebbe scrivere un articolo a parte proprio per descrivere le caratteristiche di ciascun vino. Infatti, concludendo, ho avuto modo di apprezzare al bicchiere l’enorme lavoro che viene svolto in ogni fase, trovando effettivamente la qualità che solo i grandi vini da invecchiamento possono dare.

Ringrazio Katharina per avermi invitato e per avermi dato l’opportunità di conoscere la realtà di Ômina Romana, sono onorato e lieto di poterla condividere con i miei follower attraverso questo articolo.

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Riferimenti:

Azienda vitivinicola Ômina Romana

Via Fontana Parata, 75 Velletri (RM) 00049

CONVEGNO UGIVI

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A seguito il comunicato stampa rilasciato da UGIVI

COMUNICATO STAMPA

“ASPETTI GIUS-ECONOMICI DELL’EXPORT DI VINO ITALIANO”

AL CASTELLO DI GRINZANE CAVOUR CONVEGNO UGIVI

Domenica 4 luglio 2021

UGIVI, ovvero l’Unione Giuristi della Vite e del Vino (UGIVI, www.ugivi.org) è un’associazione indipendente e senza fine di lucro, costituita a Milano nel 1997 e con sede a Verona, la cui Delegazione per il Piemonte e la Valle d’Aosta è ospitata presso il Castello di Grinzane Cavour, sito Unesco e sede della prestigiosa Enoteca Regionale Piemontese Cavour.

I componenti di UGIVI sono avvocati, magistrati, docenti universitari, personalità ed esperti che hanno acquisito particolari conoscenze nelle materie giuridiche vitivinicole.

Scopo dell’Associazione è approfondire gli studi in materia di diritto vitivinicolo nel campo delle discipline comunitaria, nazionale e internazionale.

Come già avvenuto in precedenti occasioni, UGIVI svolgerà un importante convegno in tema giuridico-vinicolo: l’appuntamento è per domenica 4 luglio 2021 a partire dalle ore 9.00 nelle sale del Castello appartenuto allo statista piemontese.

Oggetto dell’incontro, una disamina approfondita delle problematiche coinvolgenti le imprese vinicole che esportano i propri prodotti nei paesi extracomunitari, operanti nel contesto di accordi internazionali spesso di difficile attuazione in quanto condizionati dalle leggi dei singoli stati.

Ma si parlerà anche di ciò che concretamente il nostro Paese ed i nostri produttori ed esportatori possono fare se guidati da una conoscenza approfondita dei mercati esteri e della loro legislazione.

Un convegno di prestigio, dunque, al quale l’Enoteca dà il benvenuto augurando che i lavori rappresentino un proficuo ed utile apporto di conoscenza per la fondamentale comunità produttiva vinicola del nostro territorio.

Albertowinelover

Cantina De Sanctis

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Amici di Albertowinelover, il mio giro per le Cantine mi porta a Frascati nella zona dei Castelli romani.

Il video della Cantina De Sanctis

Frascati è un rinomato Comune appena fuori Roma, sulle pendici di un antichissimo vulcano dormiente oggi chiamato Colli Albani, in posizione dominante rispetto a Roma. Siamo a circa 300 m. s.l.m. e come detto per le altre Cantine della zona, quì troviamo un equilibrio perfetto tra condizioni climatiche piuttosto miti e il terreno di natura vulcanica che conferisce ai vini quella mineralità e corpo tali, che se si fossero conosciute prima, questa zona sarebbe una delle più famose del mondo.

Infatti ci troviamo nella zona dei Colli Albani e più precisamente nella zona dell’antico Vulcano Laziale la cui attività è iniziata circa 600.000 anni fa ed è proseguita fino a circa 355.000 anni fa. Cito un estratto da un articolo pubblicato sul sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: “Le eruzioni principali del Vulcano Laziale sono state di natura ignimbritica (vale a dire emissioni di colate piroclastiche con grande velocità di avanzamento) che, nell’insieme, coprono una superficie di 1.600 km2“.

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Vista dal satellite

A sinistra la città di Roma (in grigio) dove si nota chiaramente il fiume Tevere, e a destra è evidente il grande vulcano con l’enorme cratere, di cui i due fori sono attualmente il Lago di Castel Gandolfo e di Nemi che sono soltanto due bocche dell’antico cratere che ancora si può vedere grazie alle immagini satellitari. Evidenti le colate laviche che giungono fin quasi al mare (sud/sud-ovest), dove ancora oggi nei pressi di Anzio, esattamente il luogo si chiama Tor Caldara, è possibile vedere acqua calda, ferro e zolfo che affiorano dalla roccia proprio in prossimità della spiaggia. Verso nord fino alla zona delle terme di Tivoli e a est dove le colate hanno ragiunto i luoghi dove ora troviamo Cori, Segni, Paliano e Olevano Romano. In particolare la parte a ovest/nord-ovest dove oggi troviamo frascati, l’attività lavica ha formato una depressione dove si formò l’antico Lago Regillo che era situato tra Monte Porzio Catone e Finocchio, esattamente dove si trova ora l’Azienda De Sanctis.

In parole povere, significa che queste colate laviche si sono estese per una vasta superficie lasciando un’enorme quantità di materiale lavico, che fa di questi luoghi magnifici l’eldorado del vino. Gli antichi romani qui hanno iniziato a produrre vino e man mano che conquistavano il mondo a loro conosciuto, portavano con se barbatelle o ne scoprivano di nuove e le coltivavano.

Gli abitanti dei Castelli Romani invece, non ne hanno compreso il vero valore e dal dopo guerra, vista la grande richiesta di vino da parte dei ristoratori romani hanno prodotto tanto vino da vendere sfuso che avrebbe accontentato la sete di un popolo che reduce da una guerra, sentiva il bisogno di spensieratezza, ma con ridotte possibilità economiche. Questa richiesta è stata soddisfatta e così si è arrivati alla fine degli anni ’80 quando la consapevolezza di questo grande potenziale ha fatto breccia nelle coscienze nei vignaioli laziali.

Notizie certe sulle origini di produttori di vino della famiglia De Sanctis, risalgono al 1816 come riportato sul logo dell’Azienda. La famiglia De Sanctis possedeva molti ettari vitati nella zona dove ora sorge il polo universitario Roma 3 di Tor Vergata. Infatti alla fine degli anni ’70 dello scorso secolo ormai, vennero espropriati oltre 60 ettari lasciando la famiglia nello sconforto più totale.

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Luigi De Sanctis

Quando incontro un vero vignaiolo, di quelli che l’hanno vissuta da piccoli e ci sono cresciuti, ho sempre un grande rispetto. E’ un uomo a cui basta dare uno sguardo al cielo e capire come sarà la giornata, perchè di esperienza ne ha tanta e porta avanti il suo lavoro con passione e determinazione.

Ama definirsi un “vignaiolo indipendente” e infatti è Consigliere Nazionale della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, e ne va orgoglioso, perchè forse non tutti conoscono la differenza tra un vignaiolo indipendente e un imbottigliatore. Indipendente significa coltivare la propria uva e con essa fare il proprio vino, curando personalmente il prodotto finale.

Molte famiglie di Frascati, vedendo i loro terreni espropriati, cambiano attività. Ma non Luigi De Sanctis! Lui è un uomo caparbio che non si dà per vinto. Con non pochi sacrifici acquista i terreni su cui sorge ora la sua azienda di famiglia e ricomincia da zero, barbatella dopo barbatella fino ad arrivare alla attuale superficie vitata a Malvasia Puntinata

“Io non coltivo la vigna, io allevo la vigna perchè essa è parte della mia famiglia, la sento che fa parte di me”.

Queste le parole di Luigi che fanno riflettere sull’importanza del lavoro del vignaiolo, colui che quando il mal tempo imperversa, non dorme preoccupato per i danni che l’uva potrebbe subire. Questi valori e la passione per la vigna Luigi li ha trasmessi a suo figlio Francesco che si è laureato in enologia e oggi conduce abilmente la cantina di famiglia.

E’ Francesco infatti a mostrarmi la parte produttiva della Cantina De Sanctis insieme a Giulia, studentessa enologa che sta facendo pratica e che grazie alla sua grande creatività, riesce a dare più brio alla attività di famiglia.

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Francesco De Sanctis

Francesco è l’enologo e quindi è colui che ha il compito di riportare in bottiglia, nel migliore dei modi e seguendo una coltivazione biologica, il lavoro fatto in vigna.

Alberto wine lover

Donatella Cinelli Colombini

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Donatella Cinelli Colombini

Il Brunello al femminile si chiama Prime Donne

30 gennaio 2021 Intervista a Donatella Cinelli Colombini.

Non perdetevi il video su YouTube perchè ne vale veramente la pena.

Ho avuto il grande onore di poter intervistare Donatella Cinelli Colombini, una donna Straordinaria!

Donatella lo è veramente straordinaria, nell’intervista cito solo alcune delle cose che ha fatto, ma potrete sentire dalla sua voce che nessuno le ha mai regalato niente e tutto quello che ha conquistato, lo ha fatto con grande determinazione. È una donna autorevole, nel senso che quando parla sa bene cosa dice. Ha molta esperienza e soprattutto una grande conoscenza, che le hanno consentito di conseguire dei traguardi che hanno permesso, non solo a lei, ma a molte aziende del vino, di godere di benefici ottenuti grazie alle sue idee rivoluzionarie. Ha dimostrato con determinazione e con la forza di una leonessa, che in un mondo come quello del vino, un mondo prettamente maschile, le donne sono in grado di fare le stesse cose e anche meglio.

Nel 1993 fonda il Movimento Turismo del Vino, iniziando dalla Toscana in cui per la prima volta riuscì a riunire 100 cantine con lo scopo di promuovere il turismo in cantina. Negli anni a seguire, il movimento si è evoluto in ogni regione.

Fondatrice del Casato Prime Donne, una azienda che produce Brunello di Montalcino, il cui organico è composto da sole donne e infatti è il primo caso in cui un vino rosso da lungo invecchiamento, viene seguito dalla raccolta dell’uva all’imbottigliamento, da una squadra di donne espertissime provenienti da diverse nazioni. Il Brunello Prime Donne è una selezione di 6000 bottiglie e viene prodotto soltanto nelle annate migliori. Infatti ha ottimi rating a livello internazionale guadagnandosi numerosi premi.

Brunello Prime Donne

Nel 1998 Donatella Cinelli Colombini crea una nuova azienda, di 376 ettari, chiamandola con il suo nome e riunendo, sotto un unico brand, il Casato a Montalcino e la Fattoria del Colle a Trequanda.

Nel 2003, a coronamento dei numerosi sacrifici fatti, arriva uno dei tantissimi riconoscimenti, ma il primo importante: OSCAR MIGLIOR PRODUTTORE AIS BIBENDA.

Inoltre, nello stesso anno pubblica il Manuale del Turismo del vino.

Nel 2007, Donatella pubblica il libro Marketing del Turismo del Vino.

Dal 2001 al 2011 è Assessore al Turismo al Comune di Siena dove inaugura il Trecking Urbano. “Le nostre città, i centri storici, sono musei all’aria aperta e bisogna vederli camminando, che fa bene alla salute e permette di vedere i tesori italiani con calma”.

Nel 2012 riceve il premio Internazionale al Vinitaly.

Nel 2013 viene eletta Presidente del vino della Val D’Orcia.

Nel 2014 le viene consegnata l’onoreficienza di Cavaliere della Repubblica dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Nel 2016 è eletta Presidente della Associazione Nazionale delle Donne del Vino, che è la più grande Associazione del Mondo composta da produttrici, enotecarie, sommelier, giornaliste, esperte ecc.

Non bastano queste poche righe per dare il giusto tributo a una grande persona che ha fatto molto per l’enologia Italiana e per le Donne del Vino.

Grazie Donatella!

Alberto Wine Lover

MALEDETTI WINE INFLUENCERS

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CHI SONO QUESTI INFLUENCER?

Prendo spunto dal commento del giornalista Franco Ziliani a un mio post di Instagram.

Mi sento onorato che un giornalista dello stampo di Franco Ziliani mi abbia scritto, mi considero un privilegiato. Ziliani, vedendo una mia immagine in cui promuovo la mia nuova rubrica, “La bottiglia della Settimana”, mi scrive: cosa non s’inventano questi cosiddetti “wine influencer”..mah.. .

Dal punto di vista di chi ha fatto della comunicazione sul vino, una professione seria, questo commento è più che appropriato.  

Effettivamente…chi sono questi wine-blogger/influencer?

Per esperienza personale posso parlare di quello che vedo quotidianamente sul web, vi assicuro se ne vedono veramente di tutto e di più!  

Ritornando al Sig. Ziliani, ultimamente reduce da una diatriba che lo ha visto protagonista di diversi scambi di opinioni con una influencer con la quale, diciamolo, non è stato per nulla elegante,  ciò ha scatenato le ire del popolo femminile accusandolo di cyber bullismo e altre accuse varie. Sono situazioni spiacevoli e vorrei non entrare nel merito perché si rischia di camminare su un terreno minato, dove qualsiasi cosa si dice, può essere travisata. Sicuramente una persona con una lunga carriera professionale poteva risparmiarsi certi commenti.

Torniamo a questi “cosiddetti” wine influencer. E’ talmente vasto questo settore che in gran parte è composto sia da semplici appassionati, che postano una foto con la bottiglia e il bicchiere accanto o a volte neanche quello. Ci sono poi alcuni che si fanno il selfie con la bottiglia, e qui si apre un mondo!

Se si tratta di un lui, solitamente è il classico “figo” che mostra il fisico, o in luoghi esclusivi. Se si tratta di una lei, ovviamente molto bella, è fotografata mostrando le sue prosperità accanto alla bottiglia, dove spesso non si capisce se il soggetto da osservare è la bottiglia o la donna, tanto è bella. De gustibus not est disputandum…ma chi è il soggetto da guardare e ammirare?

Le descrizioni dei vini, in genere sono approssimative oppure sono copiate e incollate dai siti delle aziende produttrici o da altri siti. Nonostante ciò, questi “fighi”, sia maschietti che femminucce, attirano a sé molti (veramente molti) followers.

Poi ci sono un sacco di ragazzi e ragazze che hanno iniziato un percorso da Sommelier e ai quali piace mostrare i vini che provano, dando un contributo personale, frutto dei loro studi. In questo caso parliamo di persone che hanno una competenza. Anche enologi ed enologhe si possono trovare sui social, tutto ciò a dimostrazione che gli influencer non sono solo persone con poca conoscenza di enologia non sono tutti uguali ma c’è una moltitudine di figure, più o meno competenti.

Di questa moltitudine appunto c’è chi fa semplicemente una foto, chi fa anche una storia con effetti ammiccanti di vario genere o chi invece scrive anche articoli, come il sottoscritto.

C’è chi come me che ama andare nelle aziende e vedere di persona il metodo di produzione di quel vino specifico. Camminare tra le vigne, parlare con il produttore della sua storia, del suo territorio e dei suoi vigneti. Studiare e aggiornarsi continuamente, dotarsi di attrezzature costose per fare i servizi e tutto ciò che serve per parlare in modo dettagliato di tutto il lavoro che c’è dietro una bottiglia di vino. Partecipare agli eventi e quasi sempre, qualsiasi cosa si faccia, vi assicuro che la spesa non è indifferente.

A me sinceramente non piace criticare nessuno perché il web e i social sono una dimensione su cui ognuno si può esprimere come vuole, l’importante è farlo sempre rispettando le persone. Se una donna è bella e vuole far vedere le sue bellezze per attirare più followers, fa bene a farlo e nessuno dovrebbe criticarla perché la libertà di espressione è sacrosanta e, sempre nel limite del rispetto altrui, si può esercitare in qualsiasi modo.

A questo punto entrano in gioco anche le aziende, che a causa dell’emergenza virale COVID-19, hanno visto diminuire drasticamente il consumo di vino da parte del settore alberghiero e della ristorazione, vedendo al contempo aumentare il consumo individuale. Questo fenomeno ha favorito l’aumento a livelli esponenziali di persone che postano foto con le bottiglie di vino.

Le aziende che producono vino dovrebbero saper discernere tra chi è un blogger serio e chi meno, e se è il caso di mettere il Loro Marchio, il Loro Nome a disposizione di chi fa post solo per avere tanti followers oppure no, anche se molto spesso, tanti followers non è sempre sinonimo di competenza e professionalità. Quello che fa la differenza nella comunicazione sono i contenuti. Le aziende devono avere la capacità di riconoscere chi ha alle spalle un cammino che lo ha portato a fare di questa passione un discorso serio per la promozione del vino di qualità.

Per tornare a Ziliani quindi ritengo che non si può parlare genericamente di wine influencers additando tutti come accalappiatori di likes.

Dal mio punto di vista, come sopra detto, ho fatto del vino una passione che è iniziata nel 2009 quando ho deciso di fare il corso di sommelier, senza però dare seguito alla professione poiché già lavoravo in un altro settore. In questi anni, in occasione dei miei viaggi, sia di piacere sia di lavoro, ho sempre abbinato le mie destinazioni alle cantine, andando a toccare con mano il lavoro dei vignaioli. Questa passione si è tramutata nel desiderio di trasmettere al mondo dei social, le esperienze che faccio in cantina. Quindi, nonostante mi trovi in disaccordo con le sue idee, ringrazio il Dott. Ziliani per avermi dato lo spunto per poter parlare di questa attività che è molto poliedrica e che deve essere presa per quello che è. Il mondo cambia e con esso cambiano i modi di comunicare. Sta a noi essere in grado di saperci adeguare al cambiamento, purchè esso sia positivo.

Chiara Giannotti

Chiara Giannotti

Forse dirò un’eresia, ma si può definire la Chiara Ferragni del Vino.

Ormai un punto di riferimento della comunicazione del vino a livello nazionale.

Quando ho avuto il piacere di incontrarla sono rimasto di stucco, non mi sembrava vero!

E’ una grande professionista e forse ci sono poche persone come lei che possono definirsi comunicatori del vino.

E poi devo essere sincero, le donne hanno sempre una marcia in più, sanno vedere lontano e la loro grazia e gentilezza, se uniti alla competenza, non hanno rivali.

Mi spiace per i signori giornalisti che sparlano a sproposito sul fare bene delle donne…arrendetevi!

Alberto wine lover